lunedì 30 maggio 2011

AFGHANISTAN: AMERICANI FANNO STRAGE DI BAMBINI. IN ITALIA SILENZIO STAMPA


AFGHANISTAN: AMERICANI FANNO STRAGE DI BAMBINI. IN ITALIA SILENZIO STAMPA

50 persone, tra cui 32 civili, sono rimaste uccise negli ultimi giorni in conseguenza di raid della Nato in Afghanistan. Quattordici persone – tra cui 12 bambini – sono state uccise nel bombardamento di due abitazioni in cui si trovavano civili nel distretto di Nawzad, nella provincia di Helmand, secondo il governatore Daud Ahmadi. I raid, ha spiegato, sono scattati su richiesta di un gruppo di militari americani attaccati da militanti Talebani ma ad essere colpite sono state due abitazioni civili.
L’Italia partecipa a questo massacro con proprie truppe di terra violando la nostra costituzione, stiamo partecipando ad una guerra inutile e priva di senso, il cui fine, come avviene per la partecipazione alla “conquista della Libia” non è altro che accodarsi agli obbiettivi geopolitici decisi dai governi occidentali. Sarà per questo motivo che oggi nessun giornale italiano ha riportato la notizia. Nè quelli di Silvio, nè quelli di De benedetti

domenica 29 maggio 2011

VOCI DALLA LIBIA TRAMITE KHALID MOHAMMED

Voce dalla Libia a tutto il mondo:

"A chi può interessare
Il mio nome è Khalid Mohammed.  libico, vorrei sapere se volete sentire come la pensiamo, si pensa che stiamo chiedendo  la pace? No, noi siamo pronti a lottare per la pace, siamo pronti a vivere e onorare sotto un'unica bandiera, ottenendo il comando da un Leader e nessuno può sostituire Gheddafi,Lui è il nostro più grande simbolo, è la nostra gloria, è l'orgoglio, si chiede qualcuno che cosa significa per noi Gheddafi, cosa stiamo  pensando? pensate che vivere da ricchi e bere alcolici sia il significato di democrazia?di che  democrazia si sta parlando? non abbiamo bisogno della vostra democrazia, perché siamo musulmani, noi abbiamo le nostre tradizioni, abbiamo il nostro credo, noi abbiamo i nostri  modi, i nostri figli crescono, imparando la nostra religione, per guardare avanti, per
 rispettare gli altri, insegniamo ai nostri figli a non intervenire nei problemi degli altri, ma cercando di risolverli, insegnamo ai nostri figli come evitare i peccati, come essere fedeli alla nostra terra, come proteggere la nostra terra, come essere vicino a Dio, che cosa è tutto questo?pensate che muoriamo dalla voglia di essere ricchi? cosa sono i soldi?noi non interessa il materialismo, sapete una cosa? se la NATO e USA vengono noi non baceremo i loro piedi,parleremo, ci sarà l'azione, ci batteremo per liberare la nostra terra, ci uccideranno, noi apriremo le porte dell'inferno a chi cercherà  di toccare la nostra terra, senza la nostra autorizzazione ... "

 Tutte le voci della Libia URLERANNO A TUTTO FIATO!


sabato 28 maggio 2011

FILOAMERICANI OSANNATI ED IMPUNITI, GLI ALTRI...PICCHIATI E MALMENATI!


Soffocata nel sangue la 'rivoluzione d'argento' contro il regime filo-americano di Mikheil Saakashvili. La diplomazia occidentale non condanna l'uso della forza contro i manifestanti di Tbilisi, in maggioranza anziani pensionati.
di Enrico Piovesana - peacereporter.net.
Non tutte le rivoluzioni escono col buco. Quelle contro i regimi amici degli Stati Uniti hanno il brutto vizio di venire brutalmente stroncate sul nascere, nel silenzio della stampa occidentale. E' successo a marzo nell'Azerbaigian di Ilham Aliyev. E' successo di nuovo ieri nella Georgia di Mikheil Saakashvili.
Da giorni migliaia di georgiani protestavano nel centro della capitale Tbilisi, chiedendo le dimissioni del presidente 'Misha', accusato di ignorare il progressivo impoverimento della popolazione - afflitta da crescente disoccupazione, aumenti prezzi e tagli alle pensioni e ai servizi sociali - e di governare in maniera sempre più autoritaria e repressiva. C'erano molti giovani, studenti e disoccupati, decisi a imitare le rivoluzioni arabe, ma soprattutto molti anziani pensionati dai capelli bianchi, tanto che i giornali hanno parlato di 'rivoluzione d'argento'.
Mercoledì i dimostranti si erano radunati davanti al parlamento occupando Viale Rustaveli, decisi a impedire la tradizionale parata militare dell'indomani, Giorno dell'Indipendenza. Poco dopo la mezzanotte, centinaia di poliziotti antisommossa appoggiati da blindati hanno attaccato il presidio da due lati, senza lasciare scampo ai manifestanti, sparando granate fumogene e proiettili di gomma a distanza ravvicinata e picchiando selvaggiamente persone già a terra, anche anziane (video).
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Decine i feriti, centinaia gli arrestati. Un'auto del convoglio della leader dell'opposizione Nino Burjanadze, in fuga dalle cariche, ha travolto un agente e un dimostrante, uccidendoli.
La pioggia notturna ha ripulito il sangue dal selciato di Viale Rustaveli, su cui poche ore dopo hanno sfilato colonne di carri armati e truppe dell'esercito georgiano - tutti mezzi e armi forniti dagli Stati Uniti - sotto lo sguardo marziale del presidente Saakashvili. ''Ogni cittadino ha libertà di esprimersi e di protestare - ha dichiarato dal palco - ma i fatti di questi giorni non hanno nulla a che vedere con questa libertà: sono provocazioni orchestrate all'estero, secondo un copione scritto fuori dalla Georgia, dal nostro nemico e occupante''. Il riferimento esplicito è alla Russia, le cui forze armate stanziano nelle repubbliche separatiste di Abkhazia e Sud Ossezia (quest'ultima al centro della breve guerra Russo-Georgiane dell'agosto 2008, scatenata e persa da Saakashvili).
La brutale repressione poliziesca della 'rivoluzione d'argento' aveva ottenuto l'implicito via libera da parte deirappresentanti diplomatici dei governi occidentali a Tbilisi.
Mercoledì, parlando ai giornalisti, l'ambasciatore americano John Bass aveva dichiarato: ''Sono preoccupato dal fatto che tra i manifestanti vi siano elementi più interessanti allo scontro violento che alla protesta pacifica'', ha dichiarato l'ambasciatore americano John Bass.
''Hanno il diritto di manifestare, ma la protesta deve cessare entro domani perché non hanno il diritto di impedire una parata ufficiale'', parola dell'ambasciatore francese Eric Fournier.
L'ex alleata di Saakashvili e oggi leader dell'opposizione, Nino Burjanadze - tutt'altro che filorussa - ha smentito ogni sostegno da parte di Mosca, affermando che ''l'azione punitiva'' di mercoledì notte non fermerà il corso della ''rivoluzione democratica'' georgiana.
Ma l'Occidente non sembra proprio interessato a sostenere un altro cambio di regime in Georgia dopo quello ottenuto nel 2003 con la 'rivoluzione delle rose' che ha portato al potere il fido Saakashvili: soggetto tutt'altro che democratico, ma molto attento agli interessi politici ed economici occidentali.

SER REVOLUCIONARIO

UN REVOLUCIONARIO
POR LAURA GOZZO
Sera un ser humano movido por el amor….como expreso El Che, o uno de ideas y convicciones como señalo…Martí .Es un ser de cambios y transformaciones que todas aquellas debilidades externa y sobre todo interna que le impide ser, hacer, conocer y convivir en revolución. Un Revolucionario ama a la vida, la respeta, la cuida, porque simplemente la valora, está dispuesto a entregarla en pro de un sueño. Este sueño más que personal es de la humanidad…”VIVIR EN UN MUNDO DE JUSTICIA, PAZ, ARMONIA, INTEGRALIDAD,EN DONDE TODOS Y TODAS SEAMOS LIBRE DE DESARROLLARNOS Y CUMPLIR NUESTRAS METAS Y SUEÑOS”…
Un revolucionario debe ser una personal intelectual y culta, no importa su grado de instrucción lo que es vital es su amor por el conocimiento, el análisis y la conceptualización de estos para poderlo traer a la vida.
Un revolucionar en un ser crítico y auto crítico, que no le teme a la crítica del opositor o de sus aliados, ven en ello una manera de desarrollarse y crecer, lo tomar para mejorar todo aquellos que por una u otra causa no está en sus optima condición (REVISAR, RECTIFICAR Y REIMPUSAR)
Un revolucionario es un ser de paz, preparado para la guerra, es tolerante y respetuoso, no imponen con violencia, no agrede a sus contarios usa persuasión, cuando es necesaria o las ARMAS cuando son requeridas.
Un revolucionario sabe de su papel en la historia, sabe que posiblemente no verá los frutos que ayudo a sembrar, pero esto no lo desanima, sino que lucha incasablemente por esos ideales.
Un revolucionario defiende con argumentos claros e ideas concisas sus ideales de patria y vida.
UN REVOLUCIONARIO: LEE, ANALIZA, CONCEPTUALIZA, ESTA INFORMADO DE TODO, ES CAPAZ DE DEFENER CON LA VERAD LA REVOLUCION… ¿SOMOS REALMENTE REVOLUCIONARIOS?....¿QUE APRENDISTE HOY?........¿QUE LEISTE?....¿COMO DEFENDISTE LA REVOLUCIÓN? CON ARGUMENTOS O ATAQUES, CON LA VERDAD CONCIENTE O CON PALABRAS APRENDIDAS……AUTOEVALUEMOS NUESTRO COMPORTAMIENTO, COE EVALUEMOS A NUESTROS COMPAÑEROS Y CAMARADAS PARA PODER UN DIA DECIR ….”MISIÓN CUMPLIDA”
LAURA GOZZO
POSIBLEMENTE ESTO SERA LEIDO POR LO DE SIEMPRE
!UN CONSEJO A TODOS NOSOTROS DEBEMOS COMENZAR A LEER


VOCI DALLA LIBIA TRAMITE FULVIO GRIMALDI

Tra Gheddafi e Mladic, l’onore di Tripoli, il disonore del “manifesto”   Torno da Tripoli, Libia, con nelle orecchie ancora lo schianto delle bombe che hanno incenerito, secondo la Nato, “otto navi da guerra di Gheddafi che sparavano sui civili di Misurata” che poi, quanto a quelle che ho visto esplodere e incenerirsi nel porto commerciale di Tripoli, erano due motoscafi della Guardia Costiera, fermi lì causa blocco navale Nato fin da quando li vedevo dal vicino albergo a metà aprile, e un cargo da trasporto pieno di rifornimenti per un popolo che si vuole gaza-izzare. Basta vedere le file chilometriche delle auto ai distributori di benzina, nel paese più ricco di petrolio di tutta l’Africa, per capire che paralisi e agonia tipo Gaza o Iraq è nei piani di chi dall’ONU era stato autorizzato soltanto a inibire voli e uccisione di civili. Le raffinerie erano già poche e ora sono in massima parte sotto controllo dei mercenari Nato di Bengasi. Si incomincia a non riuscire più a raggiungere la scuola, l’ospedale, il mercato, gli uffici, i parenti, il lavoro. E da fuori la grande armata Nato, che fa affogare i migranti in fuga dalla Libia perché l’aggressione gli ha fatto perdere lavoro, casa, scuola, sanità, dignità, blocca perfino la benzina per i trasporti privati (i mezzi armati corrono su nafta), come anche farmaci e soccorsi di ogni genere. Hanno imparato dall’assedio di Gerusalemme. Poi Goffredo da Buglione è entrato e ha ammazzato i morti di fame e di sete. Tutti. E pensare che Gheddafi stava realizzando l’Ottava Meraviglia del Mondo, come la chiamavano i tecnici, pescando dal mare fossile sotterraneo di acqua dolce, con seimila chilometri di acquedotti a ragnatela su tutto il territorio, acqua d’irrigazione e potabile per sei milioni di libici e per mille anni. Già, sei milioni da decimare alla maniera di Graziani che, a forza di veleni nelle acque e iprite in testa, fece fuori un terzo della popolazione libica. Da decimare oggi quasi tutti, giacchè cinque milioni insistono a riconoscersi nel governo sovrano della Jamahiriya, repubblica popolare socialista delle masse, mentre solo un milione è sotto dominio dei tagliagole monarco-integralisti bengasiani che ogni due per tre, non avanzando di un metro causa deficienza di consenso popolare, invocano più bombe Nato sul proprio popolo. E di questo milione vai a sapere quanti di cuore e cervello e non per terrore da pogrom sostengono i vendipatria assoldati dai predatori planetari. Se è vero, come nessun organo d’informazione si è peritato di riportare, ma come abbiamo visto alla tv libica (voce da sopprimere), che a Bengasi è in corso una rivolta contro i “giovani rivoluzionari” del “manifesto” e che in tanti quartieri risventolano le bandiere verdi della libertà. Non è bastato, agli sgherri di Sarkozy e ai fantocci di Obama far fuggire 70mila persone dalla città, eliminare centinaia di famiglie che non condividevano una “rivoluzione” nel nome della Sharìa e di Bill Gates e sgozzare tutti i lavoratori neri incontrati per strada.   Viaggio verso casa e mi circondano gli spettri dei 19 morti ammazzati nel sonno la sera dopo il glorioso assalto alle barchette. “Colpito il compound di Gheddafi” con 15 incursioni in mezz’ora. Sarà. In quel caso hanno massacrato qualcuno delle migliaia di ragazzi, donne, patrioti, che ogni notte stanno lì a cantare e a sfidare nei luoghi-simbolo del loro leader, dove ovviamente non c’è più alcun bunker (quelli stanno tutti a Washington) e che è già stato sbriciolato ripetutamente, alla faccia di quegli impertinenti scudi umani. Ma, visto che il famoso compound, già bombardato dal pirata Reagan nel 1986, sta in mezzo alla città, magari hanno mirato proprio all’attraente agglomerato di case e di vite civili che lo circondano. Me lo fa immaginare, e nemmeno tanto a pene di segugio, quel palazzo polverizzato tra le cui macerie e disegni di bambini per terra e sugli alberi, tra le ultime mura sbrecciate ancora perpendicolari, avevo incontrato i resistenti Ali Mohamed Mansur, Nuri Ben Otman e Leila Salah Ashur. Il primo presidente del’Associazione di Amicizia Libia-Palestina, il secondo segretario dell’Associazione di Amicizia Italia-Libia (!), la terza presidente dell’Associazione delle Donne Libiche (“Con Gheddafi le donne di Libia sono diventate donne vere, da fantasmi che erano, sono diventate la componente di maggior peso della società”). Già, quell’edificio, a due passi dal mio albergo, sulla passeggiata del lungoporto e in pieno nuovo quartiere residenziale, scaturito dal piano “650mila nuove case popolari” del governo Gheddafi, ora interrotto dalla missione umanitaria “protezione dei civili”, era frequentato da gente così. Era il palazzo che ospitava alcune delle organizzazioni che da noi si chiamano della “società civile”. Ovvio obiettivo per chi punta a “strutture militari e governative”. Bersaglio da privilegiare per quel gaglioffo britannico, comandante in capo, che annuncia “e ora diamoci dentro contro le infrastrutture di Gheddafi”. Quali infrastrutture più strategiche che dei bambini, magari orfani, magari down, magari disabili? C’erano quelli della Palestina (e si capisce l’accanimento della Nato, braccio armato anche di Sion), quelli delle amicizie con altri paesi (compresi i paesi che gli stanno infilando pugnalate nella schiena a protezione degli amici in zona che tagliano gole), quelle delle donne, quelli degli orfani, disabili e down da assistere e istruire. Ho una ripresa che fa la panoramica dall’insegna “Istituto per l’avanzamento dei bambini con sindrome down” al fondo del corridoio nel quale si rovesciano le macerie dei tetti sfondati e dal quale si intravvede il giardino dei giochi, ora frequentato da palme spezzate e ferraglia contorta. Civili da salvare. Sento dire: “I nostri bambini non sono più qui, si sono dispersi, chissà come faranno ora. Ma noi restiamo qui, tra mobili sfasciati e mura pericolanti, nelle polvere delle macerie. Siamo legati a questo posto, non diamo a nessuno la soddisfazione di lasciarlo, anche se ci scagliano altre bombe in testa. I bambini presto o tardi torneranno”. Così si parla dalla parte di Gheddafi. Appunto, c’è società civile e società civile. Quella nostrana è melma collaborazionista, quella loro sono 2000 capitribù, in rappresentanza di tutte le tribù libiche, che a Tripoli hanno confermato la loro fedeltà al governo legittimo, smascherato l’ipocrisia dei salvatori di civili, denunciato gli ascari del nuovo colonialismo. Quella loro sono le migliaia di donne riunite in assemblea per respingere ricatti e divisioni, resistere in difesa del loro paese e delle conquiste realizzate, e che poi sono marciate sul fortino della sparuta stampa internazionale presente (stanno tutti a Bengasi), l’Hotel Rixos, per esigere che la si smetta con le menzogne, le falsità, gli occultamenti. Rintanati tra i cristalli e gli stucchi del loro dorato e ben protetto rifugio, i peripatetici dell’informazione a la carte colonialista, non hanno scritto un rigo o emesso un fiato. In testa alla marcia delle donne libiche un’intemerata italiana, Tiziana Gamannossi, unica imprenditrice che non si è fatta coniglio, o traffichina vorace alle porte di Bengasi. Uno straccetto di bandiera italiana da non sfregiare.   Qualcuno è sfuggito all’operazione “Civili da salvare” lanciata dalla risoluzione ONU 1973. Li incontro nel modernissimo ospedale “Al Khadra”, anch’esso in pieno centro: c’è un giovane con le gambe tagliate al ginocchio, la foto di Gheddafi sopra il letto e le dita degli arti residui levati a V; una bambina, Leila, di due anni, intubata e rotta dallo stomaco alla gola, un ragazzo in coma, più bende che pelle, attaccato a una macchina che fa bip-bip lentamente. E proprio allora un altro schianto, vicino, un altro ancora, corriamo sul balcone, filmo a mezzo chilometro, tra case e alberi una gigantesca nuvola di fumo nero. Altri missili a difesa dei civili. Accanto a me infermiere e pazienti, come sempre, inesorabilmente, sparano al cielo il grido della Libia: “Allah, Muammar, Libya u bas”. Dio, Muammar, Libia e nient’altro. Così è. Così sarà, che al “manifesto” dei “giovani rivoluzionari di Bengasi” piaccia o no. Torno da Tripoli, dopo aver visitato alcune delle 70mila famiglie fuggite ai mercenari Nato e ora sistemate alla meglio nelle case degli operai stranieri fuggiti dopo la chiusura delle loro imprese. Ne hoincontrato uno, Nasser Ali Sajer Attagag, 29 anni, da Misurata, catturato il 18 marzo della forze lealiste del “Popolo in armi”. Dead man walking, è un morto che cammina, ce l’ho ancora in pancia con la sua faccia spenta e i suoi racconti dell’orrore, dei soldati libici sgozzati, tagliati a fette, appesi davanti al palazzo di giustizia, chiusi nel congelatore di una macelleria, delle famiglie pro-Gheddafi pestate a morte, delle loro figlie sequestrate, consegnate ai “giovani rivoluzionari”, violentate, i seni tagliati, morte dissanguate nel corso della “festa della rivoluzione. Ascolterete tutto, vedrete i documenti, nel prossimo documentario “Maledetta primavera – rivoluzioni, controrivoluzioni e guerre Nato nel mondo arabo”. Un omaggio particolare a Rossana Rossanda e affini.   Torno da Tripoli e, non potendo fare a meno di leggere di Fincantieri e oscenità berlusconiane, scivolo sulla pagina-vomito del “manifesto”, redatta tutta da Tommaso de Francesco, a celebrazione della cattura di Radko Mladic, con tanto di box dedicato all’escort di Clinton e parca manidiforbice di Milosevic e della Serbia, Carla del Ponte, magistrato integerrimo del Tribunale Nato dell’Aja. Mladic e ancora l’infame balla di Sebrenica, a dispetto di tutte le prove che la smentiscono, a dispetto delle migliaia di ricomparsi dei presunti 8mila trucidati. Un soffietto di questo presunto difensore della Serbia a coloro che l’hanno sbranata, un gradino della scala al patibolo (lo faranno morire in carcere come Milosevic, incapaci di provare alcunché) per colui che, a differenza dei fascisti croati e bosniaci, cari alla marmaglia democratica sinistra-destra occidentale, non sterminava per accaparrarsi terre e beni altrui, ma difendeva l’unica vera autodeterminazione dei popoli di tutta la vicenda jugoslava. Mancano la parole. Se non per dire che tout se tien, le brigate internazionali invocate da Rossanda a sostegno degli sgherri Nato bengasiani, gli orgasmi sulla vendetta colonialista contro i patrioti della Jugoslavia socialista e sovrana, Vendola, il Forum Palestina, l’intera cloaca finto-pacifista e finto-dirittoumanista e le grasse risate della cupola necrocrata sul capolavoro finale del nostro taffazzismo. Suwww.fulviogrimaldicontroblog.info, dettagliata analisi dei fatti di Sebrenica *************************************************************************************************************

venerdì 27 maggio 2011

LA CURA PER IL CANCRO...NON E' UN BUSINESS

In Canada si trova la cura per il cancro, ma le case farmaceutiche non se ne interessano.

grazie all'amica stefania gosatti!

I ricercatori dell'Università di Alberta, a Edmonton, in Canada hanno trovato la cura per il cancro, ma nessuno ne parla.
E' una tecnica semplice, si utilizza un farmaco di base. Il metodo impiega dicloroacetato, che è attualmente usato per trattare i disordini metabolici. Quindi, non vi è alcuna preoccupazione per gli effetti collaterali o gli effetti a lungo termine.

Questo farmaco non richiede un brevetto, per cui chiunque lo può utilizzare ampiamente ed è economico rispetto ai costosi farmaci antitumorali prodotti da grandi aziende farmaceutiche.
Gli scienziati canadesi hanno testato questo dicloroacetato (DCA) sulle cellule dell'uomo, ed ha ucciso le cellule del cancro dal polmone, mammella e cervello ed ha lasciato intatte quelle sane. E 'stato testato su topi con tumori gravi che si sono ridotti quando sono stati alimentati con acqua integrata con DCA. Il farmaco è ampiamente disponibile e la tecnica è facile da usare. Perché le case farmaceutiche più importanti non sono coinvolte? O i media non ne sono interessati?
Nel corpo umano c'è una lotta naturale contro il cancro: i mitocondri, ma hanno bisogno di essere "spinti" per essere abbastanza efficaci. Gli scienziati hanno sempre pensato che il cancro inibisse i mitocondri e quindi hanno pensato di concentrarsi sulla glicolisi che è meno efficace e più dispensiosa, infatti tutti i produttori di farmaci sono attualmente concentrati solo su di essa. Questo DCA invece non si basa sulla glicolisi ma sui mitocondri, "Innesca" i mitocondri che combattono le cellule tumorali.
L'effetto collaterale di questo è che riattiva anche un processo chiamato apoptosi. Vedete, i mitocondri contengono un fin troppo importante "Pulsante di autodistruzione" che viene a mancare con la presenza delle cellule tumorali. Senza di esso, i tumori si sviluppano più grandi e le cellule rifiutano di estinguersi.
I mitocondri pienamente funzionanti, grazie a DCA invece possono sconfiggerle.
Le aziende farmaceutiche non investono in questa ricerca perché il metodo DCA non può essere brevettato, senza un brevetto non possono fare soldi, come stanno facendo ora con le cure contro l' AIDS.
Dal momento che le case farmaceutiche non se ne interesseranno, altri laboratori indipendenti dovrebbero iniziare a produrre questo farmaco e fare ulteriori ricerche per confermare le conclusioni di cui sopra e produrre i farmaci.



Traduzione immagine:
Le cellule normali (blu) nel bel mezzo della crescita benigna sono affamate di ossigeno, ma possono sopravvivere con la glicolisi, un modo diverso di fare energia. Nel processo i mitocondri, che contengono le cellule di meccanismo di autodistruzione, si spengono. Questo rende le cellule "immortali" e cancerogene (rosso), si continuano a replicare e il tumore cresce.

La Glicolisi genera anche l'acido lattico che permette al cancro di mangiare cellule attraverso il tessuto,e formare tumori secondari in altre parti del corpo. Un farmaco chiamato dicloroacetato passa i mitocondri nelle cellule tumorali sul retro(blu) in modo da fermare la glicolisi e iniziare a far passare di nuovo l'energia nei mitocondri. Il meccanismo di autodistruzione è quindi attivato, e le cellule avvizziscono e muoiono (marrone).

Articolo originale in inglese qui: http://hubpages.com/hub/Scientists_cure_cancer__but_no_one_takes_notice
Traduzione di Marica Esposito. 

I DEMOCRATICI METODI DEL...SINISTRO ZAPATERO


ORRIBILE ciò che stà succedendo in Spagna...migliaia di cittadini di tutte le età ed estrazione sociale protestano pacificamente e le forze dell'ordine, sempre più veri e propri squadroni punitivi, sfogano la loro VIOLENZA brutale su di loro, rei di manifestare il proprio DISSENSO e la loro VOGLIA di CAMBIAMENTO
Durata: ‎3:03

LE METASTASI DI BERLUSCONI E NATO...LIT...ONU

venerdì 27 maggio 2011


BERLUSCONI E LE SUE METASTASI



Silvio Berlusconi, quest’immondo sacco di merda che si fa gioco del dolore delle persone usandole come cavie di laboratorio, per un’operazione di marketing, a tal punto disumana, da sconfinare nella propaganda nazista, con l’intento di speculare sulle disperate speranze dei malati di cancro e di tutta la cerchia degli affetti, ha dichiarato ancora una volta che, entro tre anni (con lui al potere) il cancro sarà per sempre sconfitto.
Io rabbrividisco al solo pensiero che ci sia ancora gente che, nonostante tali aberrazioni, lo sostenga dichiaratamente, così spudoratamente e in forma tanto esplicita.
Provo schifo e vergogna per questo branco di servi scodinzolanti e genuflessi al volere del padrone e assoldati in virtù della loro becera e ripugnante codardia. Mi fa schifo l’omertoso silenzio di quel nostro Presidente rimbambito della Repubblica, nel pieno di una crisi di demenza senile, che sottacendo, conferma e condivide nei fatti le farneticazioni del Premier.
Provo nauseabondi conati di vomito di fronte alla pachidermica immobilità di questa Chiesa verso i reali bisogni della gente comune. Una Chiesa colpevole di apostasia che ha tradito il messaggio evangelico per asservire un potere perverso e satanico nel nome di privilegi, profitti e impunità.
Gianni Tirelli

GLI AEREI ITALIANI BOMBARDANO PESANTEMENTE LA LIBIA,MA E' MISSIONE DI PACE!

tramite carmen d'alessio riceviamo e pubblichiamo

Il silenzio delle autorità italiane non basta a nascondere la vergogna della realtà. Gli aerei tricolori stanno bombardando attivamente la Libia esattamente come quelli delle altre potenze. I No War tornano in piazza mercoledi 1 giugno per denunciare la guerra sporca e le spese militari.
L'omertà del governo e dei comandi militari italiani vorrebbero tenere nascosta la vergogna, ma la realtà conferma che gli aerei italiani stanno partecipando attivamente e pesantemente a bombardare la Libia, né più né meno che quelli francesi, inglesi, qatarioti, statunitensi. I raid aerei italiani sulle città e le infrastrutture libiche sono stati già oltre mille sulle circa 8.300 della Nato, di cui 3.175 sono state missioni di attacco a terra. I Tornado e i Sea Harrier italiani (questi ultimiimbarcati sulla portaerei Garibaldi) hanno sganciato oltre 200 tra bombe e missili in tutti i quadranti della Libia, incluso il Fezzan lontanissimo dal fronte dei combattimenti. Sono stati lanciati dai Tornado anche i costosissimi missili Storm Shadow (una cosetta da 300.000 euro ognuno), mentre le bombe sganciate variano da quelle da 227 a quelle da 454 chili.
Ma non sono solo gli aerei a fare il lavoro sporco. Fonti della Nato riprese dal Sole 24 Ore di oggi, confermano che si stanno preparando all'escalation anche sul piano dell'intervento militare terrestre. Elicotteri da combattimento sono stati approntati per attaccare a terra mentre la nave da sbarco “San Giorgio” con a bordo i lagunari del battaglione San Marco si è unita alle navi francesi e inglesi Ocean e Tonnerre con a bordo truppe da sbarco.
Insomma l'Italia sta mani e piedi dentro una sporca guerra che somiglia sempre di più ad una “guerra sporca”. La conferma viene dalla grande banca Unicredit e non solo. In Italia oltre al 7,6% di Unicredit, 2% di Finmeccanica e circa 1% di Eni, sarebbero bloccati sui conti Unicredit depositi libici per circa 3 miliardi di euro, mentre altri 1,5 mld in Ubae, la banca libico-italiana controllata da Tripoli e sottoposta a commissariamento dalla Banca d'Italia in forza del congelamento. E' quanto scrive Il Sole 24 Ore che cita fonti finanziarie. La Lybian Investment Autority , il fondo sovrano libico che ha in portafoglio il 2,6% di Unicredit attualmente congelato, come le altre partecipazioni in tutto il mondo a seguito della guerra civile in Libia, ha accusato perdite colossali su una serie di prodotti sofisticati acquistati da istituzioni fiannziarie internazionali. E' quanto scrive il 'Financial Times', secondo il quale, il regime di Gheddafi avrebbe investito oltre 5 miliardi di dollari (3,5 miliardi di euro circa) in fondi e hedge fund, il cui valore, al 30 giugno 2010, era sceso a 3,5 miliardi. Fra questi, tre fondi gestiti da Societe' Generale, il cui valore si e' ridotto dagli iniziali 1,8 miliardi di dollari a 1,05 miliardi. Alla stessa data, gli investimenti totali di Lia ammontavano a 53 miliardi di dollari, di cui quasi 4 miliardi in fondi bancari o speculativi gestiti da societa' private, tra le quali SocGen e Jp Morgan (171 milioni). Il portafoglio in derivati su valute ed equity, pari a 1,2 miliardi, sarebbe stato decurtato di ben il 98,5%. Il tesoretto libico si sta dunque asciugando anche grazie al suo sequestro e alla immobilizzazione nelle banche britanniche, statunitensi, francesi e italiane.
Il movimento No War dal canto suo ha deciso di non recedere da una battaglia di denuncia contro la sporca guerra in Libia, il pieno coinvolgimento dell'Italia e il tentativo di caricare su lavoratori e settori popolari – oltre i costi della crisi – anche i costi della guerra che vedono un continuo aumento delle spese militari.
Per mercoledi 1 giugno i No War romani si sono dati appuntamento per una manifestazione davanti al COI (Comando Operativo Interforze) all'ex aereoporto di Centocelle, una struttura strategica integrata nella Nato e che ha compiti operativi sia in Afghanistan che in Libia. Iniziative analoghe sono previste anche in altre città come Bologna e Napoli, ma altre potrebbero aggiungersi nei prossimi giorni.

OBAMA,NOBEL PER LA PACE E COMPLICE DI GENOCIDIO MAI RICONOSCIUTO:VERGOGNA!

 Claudio Tedesco tramite Marco Cataldi
israele delenda est!
 non ci sono parole abbastanza esplicative per spiegare lo stato d'animo che ho provato nel vedere queste immagini!penso fortemente che ogni essere umano di qualsivoglia idea politica,non possa far altro che sentirsi profondamente male nel vedere certe immagini!purtroppo,queste cose ,nei territori occupati in palestina,avvengono all'ordine del giorno.come si può,condividere con saviano,vendola,dalla,e tutti i filo-israeliani,che israele sia una grande democrazia?il termine in questione,deriva dal greco demos cratia,ovvero governo di popolo,ma il popolo ebraico non vuole il verificarsi di queste atrocità,ma sono piuttosto i vari governi che si sono succeduti in israele ad aver voluto e volere il verificarsi di tali nefandezze!ciò che onestamente mi riempie il cuore di lacrime,oltre a quanto appena espresso,è il constatare che nel mondo attraversando ogni latitudine politica,non ci sia la volontà di risolvere la questione israelo-palestinese secondo dettami quanto mai umani,civili e soprattutto di morale, etica e buoni sentimenti!tutto questo mi fa sentire indegno di appartenere alla specie umana!grido con tutta la forza che ho, la mia indignazione ed il mio eterno sostegno a tutti i fratelli palestinesi, che, sopraffatti dagli interessi economici delle più grandi democrazie mondiali(eufemismo!), lottano incessantemente per salvare la vita prima ancora di poter salvare la propria terra! con osservanza           claudio tedesco.












giovedì 26 maggio 2011

the bilderberg group (parte 3 ) Noi tutti,nelle loro mani!


www.youtube.com
Un breve riassunto sui piani di questi personaggi "oscuri": Controllo dell'economia tramite le banche centrali.... Controllo dell'informazione tramite i Medi...

the bilderberg group (parte 2 ) Noi tutti,nelle loro mani!


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I personaggi Italiani che figurano nelle liste del Bilderberg,sono coloro che decidono ogni giorno delle nostre vite,politici,giornalisti,economisti....ma ch...