giovedì 14 febbraio 2013

Hollande recupera un po' di stima


Tutti devono sapere.
Ecco il perché, in Italia nessuno parla più della Francia.
"Ecco cosa ha fatto Hollande (non parole, fatti) in 56 giorni di governo”:
- Ha abolito il 100% delle auto blu e le ha messe all’asta; il
ricavato va al fondo welfare da distribuire alle regioni con il più
alto numero di centri urbani con periferie dissestate.
Ha fatto inviare un documento (dodici righe) a tutti gli enti statali
dipendenti dall’amministrazione centrale in cui comunicava
l’abolizione delle “vetture aziendali” sfidando e insultando
provocatoriamente gli alti funzionari, con frasi del tipo:
“un dirigente che guadagna 650.000 euro all’anno, se
non può permettersi il lusso di acquistare una bella
vettura con il proprio guadagno meritato, vuol dire che
è troppo avaro, o è stupido, o è disonesto. La nazione
non ha bisogno di nessuna di queste tre figure”.
Via con le Peugeot e le Citroen. 345 milioni di euro risparmiati
subito, spostati per creare (apertura il 15 agosto 2012) 175 istituti
di ricerca scientifica avanzata ad alta tecnologia assumendo 2.560
giovani scienziati disoccupati “per aumentare la competitività e la
produttività della nazione”.
- Ha abolito il concetto di scudo fiscale (definito “socialmente
immorale”) e ha emanato un urgente decreto presidenziale
stabilendo un’aliquota del 75% di aumento nella tassazione per
tutte le famiglie che, al netto, guadagnano più di 5 milioni di euro
all’anno. Con quei soldi (rispettando quindi il fiscal compact)
senza intaccare il bilancio di un euro ha assunto 59.870 laureati
disoccupati, di cui 6.900 dal 1luglio del 2012, e poi altri 12.500
dal 1 settembre come insegnanti nella pubblica istruzione.
- Ha sottratto alla Chiesa sovvenzioni statali per il valore di 2,3
miliardi di euro che finanziavano licei privati esclusivi, e ha varato
(con quei soldi) un piano per la costruzione di 4.500 asili nido e
3.700 scuole elementari avviando un piano di rilancio degli
investimenti nelle infrastrutture nazionali.
- Ha istituito il “bonus cultura” presidenziale, un dispositivo che
consente di pagare tasse zero a chiunque si costituisca come
cooperativa e apra una libreria indipendente assumendo almeno
due laureati disoccupati iscritti alla lista dei disoccupati oppure
cassintegrati, in modo tale da far risparmiare soldi della spesa
pubblica, dare un minimo contributo all’occupazione e rilanciare
dei nuovi status sociale.
- Ha abolito tutti i sussidi governativi a riviste, rivistucole,
fondazioni, e case editrici, sostituite da comitati di “imprenditori
statali” che finanziano aziende culturali sulla base di presentazione
di piani business legati a strategie di mercato avanzate.
- Ha varato un provvedimento molto complesso nel quale si offre
alle banche una scelta (non imposizione): chi offre crediti
agevolati ad aziende che producono merci francesi riceve
agevolazioni fiscali, chi offre strumenti finanziari paga una tassa
supplementare: prendere o lasciare.
- Ha decurtato del 25% lo stipendio di tutti i funzionari
governativi, del 32% di tutti i parlamentari, e del 40% di tutti gli
alti dirigenti statali che guadagnano più di 800 mila euro all’anno.
Con quella cifra (circa 4 miliardi di euro) ha istituito un fondo
garanzia welfare che attribuisce a “donne mamme singole” in
condizioni finanziarie disagiate uno stipendio garantito mensile
per la durata di cinque anni, finché il bambino non va alle scuole
elementari, e per tre anni se il bambino è più grande. Il tutto senza
toccare il pareggio di bilancio.
- Risultato: ma guarda un po’…….. SURPRISE!! Lo spread con i
bund tedeschi è sceso, per magia. E’ arrivato a 101 (da noi viaggia
intorno a 470). L’inflazione non è salita. La competitività e la
produttività nazionale è aumentata nel mese di giugno per la prima
volta da tre anni a questa parte.
FATELA GIRARE …. TUTTI DEVONO SAPERE
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venerdì 16 dicembre 2011

LIBIA:ATTENTA ANALISI DEL POST-GUERRA

Grazie infinite all'amico FILIPPO BOVO per la sua attenta analisi!                                            Oggi visita di Stato a Roma del Ratto Numero 1, Abdul al Jalil, per incontrare Sua Eccellenza Massonica Mario Monti. Intanto a Bengasi il popolo si solleva contro di lui e la cricca del CNT. Durissima la repressione da parte dei ratti ribelli, che però non suscita lo scandalo di nessuno: anzi, siccome costoro sono i governanti "democratici", meglio coprire le loro malefatte standosene zitti e facendo finta di niente. Poco importa se poi picchiano, rubano e ammazzano per davvero: in fondo lo fanno per noi. Ecco a voi sviscerata in tutta la sua ignominia, signori miei, l'ipocrisia dei liberal e dei democratici della "superiore civiltà europea"!
A sinistra ci sono delle quinte colonne dell'imperialismo e del capitalismo guerrafondaio che non hanno avuto nulla da ridire (oppure si sono opposte solo blandamente ed ipocritamente) quando la NATO ha violato la sovranità della Libia radendola al suolo e causando lo sfollamento di 2,5 milioni di libici e la morte sotto i bombardamenti di altri 150mila. Essi non gradivano il regime di Gheddafi e questo bastava ed avanzava, ai loro occhi, per giustificare l'aggressione che la NATO e i suoi ribelli avevano sferrato alla Libia. Adesso in Libia, sotto il saggio, democratico e progredito governo dei ribelli, la Sharia è il fondamento dello Stato, le donne sono state dichiarate inferiori agli uomini, il paese tratterrà solo il 25% dei proventi derivanti dall'estrazione del petrolio contro il 90% di prima, e verranno a breve impiantate basi militari americane, francesi ed israeliane. Indubbiamente hanno trionfato gli ideali della sinistra: ci sono più giustizia, più democrazia e più libertà! Ecco cosa sono questi sinistrati: degli ipocriti "liberal" e "democratici", malati d'eurocentrismo, frutto degenere della stessa cultura che ha già partorito il colonialismo, l'imperialismo, il mondialismo e tante altre porcherie di questo genere. Dal PD al Manifesto, è sempre la stessa e identica marmaglia. Gente da spedire in Siberia a calci in culo,
‎"non scordiamoci che è stato violato il comma 7 dell'articolo 2 e l'articolo 39 della Carta delle Nazioni Unite (la Libia aveva una guerra civile, non minacciava altri Stati) , e sono stati entrambi violati da una No-Fly zone che é stata a sua volta violata da una Bomb-Fly zone.


Questo lo dico per quei sinistri merdaioli che parlano di rispetto della legalità e della legge e del rispetto della costituzione italiana, salvo poi violare l' art. 11 della costituzione italiana assieme alla Carta delle Nazioni Unite. Rinfacciamogli questa cosa."

venerdì 9 dicembre 2011

LIBIA:L'ALTRA STORIA DELLA GUERRA (intervista a Paolo Sensini) pubblicata da Lo sai il giorno mercoledì 30 novembre 2011 alle ore 20.03

La guerra in Libia è finita. Questo almeno raccontano, o non raccontano, i media internazionali. Il dittattore è morto, la democrazia ha trionfato e adesso si lavora alla costruzione della nuova Libia. Ci sono, però, voci fuori dal coro. Una di queste è quella di Paolo Sensini, saggista e scrittore, autore del libro Libia 2011, edito da JacaBook. Sensini, intervistato da PeaceReporter, racconta le sue indagini sui motivi reconditi di quella che ritiene un'azione volta ad eliminare Gheddafi e delle motivazioni che ne hanno deciso la fine. Dopo aver visto di persona la situazione, in quanto membro della Fact Finding Commission on the Current Events in Libya.


Com'è la situazione in Libia?
Il caos, con il Paese - come diceva qualcuno - riportato all'età della pietra e sull'orlo di una crisi umanitaria. In un Paese, piaccia o meno, che prima era un'eccezione positiva nella regione. Adesso si assiste a una sorta di guerra di tutti contro tutti, dove la situazione è degenerata non solo tra i ribelli e i lealisti, ma anche all'interno dello schieramento degli insorti. Non so se era stato previsto o meno, ma di sicuro era largamente prevedibile. Arrivano, ogni giorno, notizie di scontri armati tra fazioni per l'egemonia all'interno del Consiglio Nazionale di Transizione (Cnt). Come ho ampiamente documentato nel libro, tra queste fazioni, la componente preponderante è quella legata ad al-Qaeda e all'islamismo fondamentalista. Rispetto ai lealisti, invece, si è avuta notizia negli ultimi giorni di un forte contingente (circa 33mila uomini) che si è ricompattato e ha dato battaglia a Zawiah e in altre zone. E credo che questa sarà una fase molto lunga.

Questo quadro potrebbe essere dovuto alla mancanza, come già accaduto in Iraq e in Afghanistan, di una strategia di lungo periodo, che dovesse prevedere gli scenari una volta che il regime fosse stato rovesciato?
Il progetto c'era come c'era anche in altri conflitti. Ed era proprio quello di gettare nel caos un Paese del quale tutti conoscevano la composizione sociale. Un sistema tribale nel quale, a differenza di quanto si è raccontato, esisteva un equilibrio differente da quella che secondo parametri nostri chiamiamo dittatura.
E' più corretto parlare di un primus inter pares, che per altro non ricopriva alcuna carica politica ufficiale. Gheddafi era la guida, una figura carismatica, che in quanto leader della Rivoluzione teneva in equilibrio un mondo di un centinaio di tribù differenti. Gli analisti, tutto questo, lo sapevano benissimo. Dal mio punto di vista l'obiettivo, fin dall'inizio, era questo caos. Il primo gruppo di ribelli, molto ridotto, a Bengasi si sono inseriti in un colpo di Stato classico. Se un gruppo armato assalta edifici pubblici, in qualsiasi Paese, esercito e polizia reagiscono. Gli analisti sapevano dall'inizio che a questo gruppo mancava la forza di imporsi alle tribù in Libia. Quelle della Tripolitania e del Fezzan mai avrebbero accettato, e mai accetteranno, di essere dominate da questo piccolo gruppo della Cirenaica, che rappresenta circa il 25 percento della popolazione libica. Quando si è deciso di appoggiare questa cosiddetta rivolta, il piano più che evidente era quello di destabilizzare un Paese.

Secondo lei per quale motivo si è deciso di liberarsi di Gheddafi?
Di sicuro le sue scelte in campo petrolifero hanno influito nella decisione di rimuoverlo. A culmine di una lunga storia, che inizia con la rivoluzione del 1969 e con la nazionalizzazione di gas naturale e petrolio. Come c'entra di sicuro la monumentale opera idrica realizzata, negli anni Ottanta, il Grande Fiume artificiale, che fa gola a molti. La partita più grossa però, a mio avviso, come dimostro nel mio libro, è la politica di Gheddafi con l'Unione Africana. Della quale il Colonnello era l'artefice, il motore propulsore. Lavorando a un'unione doganale africana, con una banca centrale e un fondo monetario africano, in una prospettiva unica nella storia di dare all'Africa una propria politica di sviluppo lontana dalla politica colonizzatrice delle grandi potenze. Lavorava già alla moneta unica: il dinaro d'oro. Un'iniziativa già in fase avanzata che ora viene affossato in modo decisivo. Il primo passo era già stato compiuto, togliendo dalla circolazione il Franco CFA, utilizzata da quattordici ex colonie francesi. Mossa per la quale il presidente francese Nicholas Sarkozy accusò Gheddafi di terrorismo finanziario. Con il solito atteggiamento per il quale all'Europa è riconosciuta la dignità politica di creare una moneta unica, mentre all'Africa no. Un altro esempio, in questo senso, è quello del satellite RASCOM 1. Anche in questo caso la Libia era stato il motore dell'iniziativa che liberava gli stati africani dalla necessità di affittare i satelliti altrui.
Queste e altre iniziative di indipendenza sono state il motivo per rovesciare Gheddafi, compreso la gestione del petrolio.

In questo piano,  la morte di Gheddafi rappresenta un incidente di percorso o una strategia precisa?
E' stato l'obiettivo principale, fin dall'inizio. Lo dimostrano i bombardamenti. La missione Nato è stato un intervento armato a tutti gli effetti, altro che Responsibility to Protect, come nel mandato per la protezione dei civili. Scientemente, dal primo momento, si è perseguito l'obiettivo di eliminare Gehddafi. E' stato subito ucciso un figlio del Colonnello e i suoi nipotini, ed è stata colpita Bab el-Azizia - il luogo della sua residenza abituale - decine e decine di volte.
Noi stessi, con la Commissione, abbiamo potuto verificarlo di persona. Una strategia che è terminata solo con la morte di Gheddafi. Anche in quell'occasione, inoltre, non è stato catturato dai ribelli. La sua colonna in fuga è stata bombardata da caccia inglesi e francesi con il supporto di droni, senza che ci fossero civili in pericolo. La morte di Gheddafi era l'obiettivo principale della missione, che fa cadere la foglia di fico della protezione dei civili. La Nato è intervenuta, dall'inizio, per mutare lo scenario politico del Paese. Provocando vittime tra i civili, anche se si diceva che si interveniva per proteggerli, andando ben oltre un mandato che prevedeva solo una no fly zone. Non a caso la missione è finita con la morte di Gheddafi. Passando a quel punto il testimone al Qatar, vero artefice del cambio di regime, prima con al-Jazeera a livello mediatico, e poi a livello militare con le armi e i combattenti che sono stati fatti affluire in Libia.

Qual è il ruolo dell'Italia in tutto quello che è accaduto?
L'Italia non esce bene da questa vicenda. Un legame importante, cominciando dal ruolo di fornitore energetico della Libia per l'Italia con la pipeline che collega Mellitah a Capo Passero. Che era una delle misure contentute nel Trattato di Cooperazione e Amicizia disatteso e tradito in modo fraudolento dall'Italia. E l'Italia non ne esce bene. A cominciare dal fatto che è stato disatteso l'articolo 11 della Costituzione, a partire dal presidente della Repubblica Napolitano, che della Costituzione è garante. Come lo è dei trattati internazionali e anche lui ha firmato il Trattato di Amicizia. Che piaccia o meno chiudeva un contenzioso storico. Due anni dopo siamo coinvolti in un conflitto, guarda caso, per l'ironia della storia, esattamente cento anni dopo l'occupazione italiana della Libia.

Cosa crede che accadrà in Libia?
A Bengasi, qualche giorno fa, sul palazzo di Giustizia, campeggiava la bandiera di al-Qaeda. Jalil, presidente del Cnt, lo ha dichiarato: tutte le leggi che verranno promulgate non dovranno essere in contraddizione con la sharia, con tutto quello che questo comporta. Decisamente un passo contraddittorio per un Paese nel quale si è intervenuti per portare la democrazia. A Tripoli, il comandante della piazza militare è Abdelhakim Belhaj, fondatore del Gruppo Islamico Libico Combattente, una delle personalità di riferimento di al-Qaeda, come sostenuto dagli stessi statunitensi che lo hanno arrestato in Iraq prima e in Afghanistan dopo, facendolo passare da svariate carceri tra le quali Guantanamo. Questo è il quadro che emerge, con un islamismo radicale che Gheddafi ha tentato di contenere. E del quale poco si sa in Italia. Io ho lavorato su questo aspetto, dedicandogli un capitolo del mio libro, con studi che arrivano dall'accademia militare Usa di West Point, dai quali emerge che il numero più consistente di attentatori suicidi - in percentuale rispetto alla popolazione - proviene dalla Cirenaica. Con la variabile che un arsenale enorme e moderno è finito nelle mani di questi personaggi. C'è poco da aspettarsi, secondo me, in senso democratico. Al contrario di quello che certi soloni occidentali hanno sostenuto e continuano a sostenere.


(Christian Elia) Fonte: http://it.peacereporter.net/articolo/31675/L
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venerdì 11 novembre 2011

GHEDDAFY:LA TERRA SECONDO ME.

UN SENTITISSIMO RINGRAZIAMENTO ALLA MIA CARISSIMA AMICA CECILIA MARCHESE PER AVERMI PASSATO QUESTA SUA NOTA!                               Puoi privarti di tutto, tranne che della Terra.
La Terra è l’unica cosa senza la quale non puoi far niente.
Se distruggessi le altre cose potresti rimediare, ma guardati dal distruggere la Terra, perché allora perderesti tutto!
La fonte di vita biologica alla quale la vita umana sta in piedi sulla vetta, è il cibo.
La Terra è il contenitore di questo nutrimento che giunge in diverse forme... solido, fluido, gassoso.
La Terra è il suo contenitore, non romperlo perché è unico e non vi è sostituto.
Se distruggi il terreno agricolo per esempio, è come se distruggi l’unico vaso che contiene il tuo cibo e senza il quale non potrai più nutrirti.
Se distruggi il terreno agricolo, è come se distruggi l’unico vaso che contiene la tua bevanda, perché non c’è altro ricettacolo, così come potrai poi dissetarti?
La Terra è il polmone attraverso il quale respiri, così se lo distruggi, non avrai modo per respirare.
Se ti piove addosso e non hai la terra, non ne trarrai nessun beneficio.
Perciò, il cielo non ha valore per noi senza la nostra Terra.
Se nello spazio, in qualche luogo, è stato trovato ossigeno, quale è il suo beneficio se non c'è Terra ?
Tutti i conflitti della storia in tutte le età, condotti da uomo contro uomo o contro natura, sono stati per la Terra.
La Terra è stata la croce dei conflitti.
Anche lo spazio è stato adoperato nell’interesse della terra.
Veramente, la Terra è tua Madre; lei ti diede nascita dal suo ventre.
E’ colei che ti allattò e ti alimentò.
Non disubbidire a tua madre e non radere i suoi capelli, tagliare le sue membra, lacerare la sua carne, o ferire il suo corpo.
Devi solamente aggiustare le sue unghie, fare che il suo corpo sia pulito da ogni immondizia o lordura.
Darle la medicina per curare ogni sua malattia.
Non mettere pesi gravosi sopra la sua mammella, fango o pietre sopra le sue costole.
Rispettala, e ricorda che se sei troppo aspro con lei, non ne troverai un altra.
Raccogli il ferro, il limo e la roccia accumulati sul suo dorso.
Liberala dei pesi che altri ingiustamente hanno messo su lei.
Onora la culla nella quale crescesti, il grembo nel quale fosti accolto.
Non distruggere la tua dimora, il tuo luogo di rifugio, o sarai un perdente [11] te ne pentirai.[12]
La Terra resterà la Terra solamente se noi preserviamo la sua generosità.
La Terra generosa è veramente utile ed occorre difenderla.
Se su di essa posiamo la tegola o la pavimentiamo, costruiamo su lei, noi l’avremo uccisa, e non ci darà più la sua generosità.
Diverrà poi soltanto tegola o asfalto, cemento o marmo.
E queste cose non ci danno niente.
Non vi crescono piante, non ci danno acqua;
non sono utili né ad uomo né ad animale.
La Terra poi morirà.
Non uccidere la Terra, non uccidere la tua stessa vita.
La Terra è acqua e nutrimento e la Terra morta, coperta da edifici e costruzioni, non dà quest’acqua e questo nutrimento.
Così non c’è vita su una Terra morta.
Che genere di persone sono coloro che uccidono la Terra e la seppelliscono viva ?
Da che genere di Terra dipenderà la loro vita dopo ?
Dove vivranno, e dove otterranno loro cibo e bevanda?
La Terra è qualche cosa per la quale non c'è alternativa, così poi dove andrai? [13]
Ci sono alberi in paradiso, e non strade, marciapiedi, piazze o edifici.
Distruggere la Terra è il suo cattivo uso, la sua trasformazione in qualche cosa d’altro che Terra buona per produrre acqua e cibo.
Così, coloro che convertono la Terra agricola in Terra non coltivabile sono coloro che la spogliano. [14]




Mu'ammar Abu Myniar Al-Qadhdhafi
Tratto da "Fuga dall’Inferno ed altre storie", Ed. Manifestolibri, 2006
http://www.francocenerelli.com/antologia/antolo.htm