sabato 25 giugno 2011

LIBIA: LA “BUFALA” DEGLI STUPRI DI MASSA

Dopo tre mesi d’inchiesta Donatella Rovera, l’inviata di Amnesty International, non è riuscita a trovare alcuna prova di queste violenze. Stesso risultato per Liesel Gerntholts, responsabile dei diritti femminili di Human Rights Watch.
DI MAURIZIO MATTEUZZI*
Roma, 25 giugno 2011, Nena News – Che Gheddafi se ne debba andare è giusto. Che se ne vada, o con le sue gambe (improbabile) o da morto, è scritto o prevedibile (anche se non saranno gli insorti di Bengasi a cacciarlo). Ma quello che è – o dovrebbe essere – insopportabile è il doppio standard, l’ipocrisia, il livello sfacciato di menzogne (sembra di essere tornati ai tempi del conflitto Serbia-Kosovo), o come minimo di unilateralità, con cui la «comunità internazionale», la «coalizione dei volenterosi» (con Sarkozy e Cameron in testa), l’Onu del pallido Ban Ki-moon, la Corte penale internazionale dello strabico procuratore Moreno Ocampo, la Nato, l’Italia (l’Italia dei penosissimi Berlusconi, Frattini, La Russa ma anche del presidente Napolitano e del Pd) ha intrapreso tre mesi fa «la guerra umanitaria» e continua a giustificarla oggi. Vediamo. Gli stupri di massa commessi dalle forze del Colonnello, utilizzati per giustificare l’attacco Nato e l’incriminazione di Gheddafi davanti alla Cpi, potrebbero (potrebbero) non essere mai avvenuti. Questa è la conclusione di un’inchiesta di tre mesi sul campo (Tripoli e Bengasi) condotta da Amnesty international. Donatella Rovera, l’inviata da Ai, non è riuscita a trovare alcuna prova di queste violenze e abusi dei diritti umani, rilevando che «in alcuni casi» i ribelli di Bengasi avevano dichiarato il falso o manipolato prove. In tre mesi non è stato possibile «trovare alcuna prova o una singola vittima di violenze sessuali, o un medico che ne fosse al corrente» (chiaro: questo non dimostra che gli stupri non siano avvenuti).
Anche Liesel Gerntholts, responsabile dei diritti femminili di Human Rights Watch, dopo un’inchiesta sulle accuse di violenze sessuali, ha detto di «non essere stata in grado di trovare alcuna prova». E la famosa storia del Viagra distribuito da Gheddafi ai suoi (come le «fosse comuni», i «10 mila morti a Tripoli»…)? Rovera scrive che la fonte erano i ribelli di Bengasi, che avevano mostrato ai giornalisti stranieri alcuni pacchetti di Viagra trovati su carri armati andati a fuoco, ma che i pacchetti stessi non mostravano bruciature. Un paio di settimane fa il procuratore Moreno Ocampo ha basato le sue accuse contro Gheddafi sulla precisa strategia di «violentare chi è contro il governo» e la settimana scorsa il segretario di statoUsa Hillary Clinton ha parlato di «violenze sessuali» in Libia. Il rapporto di Amnesty combacia con quello di Sherif Bassiouni, il capo della commissione d’inchiesta Onu sulle violazioni dei diritti umani nel conflitto libico, che nel suo rapporto finale, il 9 giugno, aveva espresso gli stessi dubbi su una politica – gheddafiana, ovvio – di strupri di massa («tre casi» verificati), che aveva definito «una gigantesca isteria». Vediamo ancora. I famosi «mercenari» africani impiegati da Gheddafi contro gli insorti. Il rapporto di Amnesty critica il silenzio, e peggio, del Cnt di Bengasi al proposito. In realtà, secondo quanto ha potuto verificare sul campo, i «mercenari» africani (e quindi neri) «al servizio di Gheddafi» erano figure «mitiche», «lavoratori o gente che cercava lavoro», divenuti capri espiatori per indirizzare la rabbia della popolazione contro i migranti «in un contesto di forti sentimenti razzisti e xenofobi». E il rapporto firmato Bassiouni del 9 giugno, pur consacrato alle nefandezze delle forze gheddafiane verso la popolazione civile (migranti inclusi), ammoniva sulle «possibili violazioni dei diritti umani commesse dalle forze dell’opposizione, specialmente verso la popolazione immigrata residente in Libia ». E raccontava del caso di un «mercenario» buttato da una finestra del tribunale di Bengasi (19 febbraio) e finito a colpi di machete e del caso della «esecuzione extra-giudiziale di 5 ciadiani» irrorati di kerosene e poi bruciati vivi (21 febbraio). Per concludere che i «presunti mercenari» erano indicati e perseguiti come tali «sulla base delle loro nazionalità o del colore della pelle».
Sarà che l’inglese The Independent e il francese Le monde che scrivono questo cose sono gheddafiani? Vediamo ancora. In un articolo sul Sole di ieri a commento dello sblocco delle riserve strategiche di petrolio da parte dell’occidente, AlbertoNegri scrive che «il rapporto dei servizi francesi in visita a Bengasi e a Tripoli, redatto tra gli altri dall’ex capo del controspionaggio Yves Bonnet, è chiaro. La rivolta libica, si legge, anche con una certa sorpresa, “non è né democratica né spontanea”. Tra le motivazioni dell’intervento francese si riconoscono due punti: le ricchezze energetiche e la frustrazione della Francia di non aver saputo prevedere le rivolte arabe». Vediamo ancora. Medici senza frontiere, ieri per bocca di uno dei suoi direttori, Loris De Filippi, lamentando «l’incoerenza» dell’accordo del 17 giugno fra il governo italiano e il Cnt di Bengasi e «il doppio standard applicato dai paesi europei implicati in questa guerra», conclude che «è intollerabile che un paese impegnato nei bombardamenti in nome della protezione dei civili, contemporaneamente respinga le vittime della stessa guerra».
Però tutto questo non importa. La guerra «per proteggere i civili» va e continuerà «fino alla caduta di Gheddafi», come ha giurato Sarkozy e hanno concordato all’unanimità ieri i leader del Consiglio europeo a Bruxelles. Che poi si ritiri o no «in un’oasi libica sotto controllo internazionale», come ha proposto un membro del Cnt, si vedrà.           Nena News
*questo articolo è stato pubblicato il 25 giugno 2011 dal quotidiano Il Manifesto
 

venerdì 24 giugno 2011

LIBIA:DENUNCIATO SARKOZY PER CRIMINI DI GUERRA

images-1-copia-1.jpeg
L’ex ministro degli esteri francese Roland Dumas, uno dei più stretti collaboratori del Presidente socialista  Francese, Francois  Mitterand, ha denunziato alla Procura della Repubblica il Presidente della Repubblica francese  Sarkosi . L’accusa è di “crimini di guerra” con chiaro riferimento all’attacco alla Libia  e forse anche ai recenti “fuori bersaglio” piazzati su innocui bersagli tripolini.

L’iniziativa è scaturita dopo un viaggio lampo a Tripoli dell’ex ministro francese.
La notizia ha trovato ampi spazi sulla stampa francese.

Dumas, si è fatto assistere da un avvocato  Maitre Verges , famoso per  le sue prese di posizione e in particolare per essersi offerto di difendere  Saddam Hussein  quando questi fu processato per volere  del governatore  USA   Bremer. Il tentativo di difendere il serbo Milosevich fu frustrato dalla morte di quest’ultimo  dopo le prime battute del processo.

Il Presidente Sarkosi è stato denunziato in quanto non protetto da particolari guarentigie come invece accade in Italia.
 Il Presidente della Repubblica   italiana , Giorgio Napolitano. In base alla Costituzione, art 92, è irresponsabile.
  la Responsabilità degli atti politici del Presidente della Repubblica  spetta al ministro competente  che controfirma gli atti. In questo caso, responsabile sarebbe  il ministro della Difesa Ignazio La Russa.
 Se dovesse succedere, avremmo finalmente un ministro italiano   accusato di atti di una qualche  fosca grandezza e non di essersi ecclissato col malloppo  o di aver istigato alla prostituzione qualche ( dozzina di) minorenne/i

martedì 21 giugno 2011

LIBIA:RIVELAZIONI SHOCK DI UN ITALIANO IN LIBIA!

Sono stato in Libia, da lavoratore, fino al 21 febbraio scorso quando, costretto dagli eventi, ho dovuto abbandonarla con l’ultimo volo di linea Alitalia.
Ho avuto modo di conoscere gran parte del Paese, da Tripoli a Bengasi, a Ras Lanuf a Marsa El Brega a Gadames, non frequentando gli ambienti dorati, ovattati e distaccati dei grandi alberghi, ma vivendo da lavoratore tra lavoratori e a quotidiano contatto con ambienti popolari, sempre riscontrando cordialità e sentimenti di amicizia per certi versi inaspettati e sorprendenti. Non era raro per strada sentirsi chiedere di poter fare assieme una fotografia da chi si accorgeva di stare incrociando degli italiani, peraltro numerosissimi anche per le tantissime imprese che vi operavano, dalle più grandi (ENI, Finmeccanica, Impregilo ecc.) alle più piccole (infissi, sanitari, rubinetterie, arredamenti ecc.), in un ambiente favorevolissimo, direi familiare…
Da quello che ho potuto constatare il tenore di vita libico era abbastanza soddisfacente: il pane veniva praticamente regalato, 10 uova costavano l’equivalente di 1 euro, 1 kg di pesce spada cira 5 euro, un litro di benzina circa 10 centesimi di euro; la corrente elettrica era di fatto gratuita; decine e decine di migliaia di alloggi già costruiti e ancora in costruzione per garantire una casa a tutti (150-200 m2 ad alloggio….); l’acqua potabile portata dal deserto già in quasi tutte le città con un’opera ciclopica, in via di completamento, chiamata “grande fiume”; era stata avviata la costruzione della ferrovia ad alta velocità e appaltato il primo lotto tra Bengasi e il confine egiziano della modernissima autostrada inserita nell’accordo con l’Italia; tutti erano dotati di cellulari, il costo delle chiamate era irrisorio, la televisione satellitare era presente sostanzialmente in ogni famiglia e nessun programma era soggetto a oscuramento, così come internet alla portata di tutti, con ogni sito accessibile, compreso i social network (Facebook e Twitter), Skype e la comunicazione a mezzo e-mail.
Dalla fine dell’embargo la situazione, anche “democratica”, era migliorata tantissimo e il trend era decisamente positivo: i libici erano liberi di andare all’estero e rientrare a proprio piacimento e un reddito era sostanzialmente garantito a tutti.
Quando sono scoppiati i primi disordini, la sensazione che tutti lì abbiamo avuto è stata quella che qualcuno stava fomentando rivalità mai sopite tra la regione di Bengasi e la Tripolitania, così come le notizie che rilanciavano le varie emittenti satellitari apparivano palesemente gonfiate quando non addirittura destituite da ogni fondamento: fosse comuni, bombardamenti di aerei sui dimostranti ecc.


Certamente dal punto di vista democratico i margini di miglioramento non saranno stati trascurabili, del resto come in tanti altri paesi come l’Arabia Saudita, la Cina, il Pakistan, la Siria, gli Emirati Arabi, il Sudan, lo Yemen, la Nigeria ecc. ecc… e forse anche un po’ da noi! Pertanto prima o poi qualcuno dovrà spiegare perché in questi Paesi non si interviene…
Sono triste e amareggiato al pensiero di come sarò considerato dagli amici libici che ho lasciato laggiù dopo questa scellerata decisione di stupidissimo interventismo!
Guido Nardo
Ingegnere Gruppo ENI

20 ANNI DI RIFONDAZIONE COMUNISTA.....UGUALE A ZERO!


pubblicata da Claudio Tedesco il giorno venerdì 4 febbraio 2011 alle ore 18.08
cari compagni e compagne,mi preme sottolineare e prenderne atto,che il sogno di rappresentare l'ala più comunista del pci,che aveva rifondazione,si è nel tempo,trasformato nel più grande,forse,errore politico di un partito di sinistra!da ex militante di rifondazione,soffro nel constatare ciò che ho appena detto,ma l'onor del vero mi impone di ammettere senza alcun indugio,che errore c'è stato e probabilmente imperdonabile!chiedo venia per le mie convinzioni,ma penso fortemente che lo sfilacciamento,se non divisione,della sinistra,dipenda esclusivamente da tale errore!concludo rattristato nel dover rendermi conto,che la ri-unione di quelle parti di pci che si erano formate,sono impossibili!l'idea certo,resta,ma la possibilità di metterla in pratica,francamente viene meno,tutto questo perchè purtroppo,tali correnti hanno innanzi ai vari temi di politica,chiamiamola sociale,atteggiamenti diametralmente opposti,a vantaggio di chi gode di questa nostra latenza nel fare!un saluto grande e a pugno chiuso!

                                                                                                        claudio tedesco

LIBIA:LUNGA VITA AL COLONNELLO!

prima di criticarlo....informatevi ignoranti!lunga vita al colonnello gheddafi!

pubblicata da Claudio Tedesco il giorno lunedì 4 aprile 2011 alle ore 17.45
FACCIO PRESENTE CHE, IL MANDATO O.N.U. ERA SOLO PER LA ''no fly zone''....(significa che potevano intervenire solo se gli aerei di gheddafi fossero salpati in volo). INVECE SONO STATI BOMBARDATI, CARRI ARMATI, OBIETTIVI TERRESTRI A ''RISCHIO'',CASE CIVILI,OSPEDALI, INCLUDENDO NUMEROSI OBIETTIVI CIVILI (con le relative conseguenze) . L'AMERICA TIRANNA HA: 1° MILITARIZZATO I RIBELLI; 2° STA APPOGGIANDO I RIBELLI NEL DESTABILIZZARE LA LIBIA, PER QUESTIONI DI PETROLIO; 3° CI RENDE PARTECIPI AD ESECUZIONI SOMMARIE, CON ALTE PERDITE DI CIVILI INNOCENTI.
LA LIBIA è IL PARADISO ''DELL'AFRICA'', TUTTI GLI AFRICANI VANNO IN LIBIA PER LAVORARE, E TROVANO LAVORO GRAZIE ALLA'' Grande Giamahiria Araba Libica Popolare Socialista''. RICORDO CHE L' 80% DEL TERRITORIO AFRICANO è IN GUERRA CIVILE E L'UNICA SALVEZZA E' LA LIBIA, SIA PER L'AFRICA CHE PER NOI ITALIANI, IN QUANTO CONTROLLAVA LE FRONTIERE DEL NORD AFRICA.Ora vi racconto un po' di fatti!
Fatti a proposito di come è stato in Libia prima del 17 febbraio, che tutti dovrebbero conoscere.
PNL pro capite in Libia è $ 14.192. Reddito a causa della disoccupazione : $ 730. Plata, un infermiere è di circa $ 1.000. Per ogni neonato è stato pagato 7.000 dollari alla famiglia. Dopo un primo matrimonio, ogni coppia riceve 64 mila dollari dalla ... di Stato per acquistare l'appartamento.In apertura di business privato ...  ogni cittadino riceve $ 20.000 di capitale di avviamento da parte dello Stato. L'istruzione è completamente gratuita. Assicurazione sanitaria per ogni cittadino è completamente gratuita. I prezzi del cibo sono molto bassi. Energia elettrica per uso domestico è gratuita. Lo Stato fornisce prestiti per l'acquisto di edifici residenziali e dei veicoli, senza interessi. Quando si acquista un' auto  lo Stato paga il 50% del veicolo (membri delle forze armate, il 65%). I costi del carburante sono minimi, i costi di benzina al lt circa $0,14.

La Libia si difende con le armi che ''noi'' e l'america gli abbiamo venduto. Con l' interesse di vendere altre armi per il mondo, per l'interesse di gestire  centinaia di pozzi petroliferi(l'america ha molti debiti con la Libia) , per il menefreghismo verso la sofferenza di civili ignari,(fonti pubbliche ore 08:28) affermano che l'operazione aerea italiana non è stata chirurgica come pianificata...), l'Italia appoggia in tutto e per tutto l'america, ignorando la costituzione Italiana, la popolazione italiana(contraria all'90%) e l'intera popolazione di Pantelleria che tra l'altro vota (forza italia), e sottovalutando il rischio di ulteriori minacce.
INOLTRE METTO IN EVIDENZA CHE A LAMPEDUSA SU 2500 PROFUGHI; 60 SONO DONNE, E UNA DECINA I BAMBINI; SIGNIFICA CHE CHI SCAPPA, NON SONO FAMIGLIE LIBICHE, MA PROFUGHI DI ALTRI STATI DELL'AFRICA, CHE APPROFITTANO DEL CONFINE APERTO; SIGNIFICA CHE LE FAMIGLIE LIBICHE PREFERISCONO RESTARE IN LIBIA INVECE DI VENIRE IN ITALIA. QUESTO DOVREBBE FAR PENSARE.
Ma la delusione piu' grande è Napolitano, :<<non siamo in guerra, non creiamo falsi allarmismi, questo intervento è stato approvato dall' O.N.U. , gli aerei Italiani e le nostre truppe non partecipano ad azioni militari ma portano aiuti umanitari>>. << caro Napolitano, conosci la guerra, conosci le sofferenze che porta, quante vittime innocenti, quanto sangue...>> .
Vergogna a '' l'italia dei Valori'' astenuta al voto, quindi senza prendersi alcuna responsabilita'.
Grande Bossi (premesso che dopo berlusconi e quel 1/2 brunetta è la persona che odio di piu'..) HA VOTATO CONTRO, BOSSI, VOTA, CONTRO, L'INTERVENTO DELL' ITALIA, DICO BOSSI..
POI RIMANE RIFONDAZIONE COMUNISTA CONTRARIA.
In questi casi mi vergogno di essere Italiano, sono stufo di essere preso ingiro in tutto il mondo quando affermo di essere Italiano... Sarebbe ora di riconquistare la nostra dignità, di poter dichiarare ad alta voce SONO ITALIANO, ma purtroppo sono in Italia. 
COSTITUZIONE ITALIANA: 
Art. 11
L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.
ORA, SIETE ANCORA FIERI DI ESSERE ITALIANI?QUESTO è QUELLO CHE FA UN TIRANNO?RISPONDETEVI DA SOLI!

NAPOLITANO:NUOVO RAID SCELTA GIUSTA!

Premetto di rimanere alquanto esterefatto dalle dichiarazioni del capo dello stato italiano,sembrano deliri di chi non è più capace di intendere e di volere!claudio tedesco.

LA NATO SECONDO FIDEL CASTRO


DA SIMONA ANIMOS riceviamo e pubblichiamo.                                      l'Avana, 20 giugno 2011. - 12 anni fa fece questo discorso, che è valido e vigente più che mai.
Discorso pronunciato dal Dott. Fidel Castro Ruz, Presidente della Repubblica di Cuba nella Prima Sessione di Lavoro del Vertice America Latina e Caraibi-Unione Europea di Capi di Stato e di Governo.
Rio de Janeiro, Brasile - 28 giugno 1999.
C’è una questione politica di massima importanza sul nuovo concetto strategico della NATO che non posso tralasciare. Tratterò quattro aspetti.
Primo: che per fomentare la pace e la stabilità in Europa ed in un ambito più ampio , gli alleati europei accrescono la loro capacità d’azione, con l’aumento del loro potere militare.
Secondo: che la sicurezza dell’Alleanza continua ad essere sottoposta ad un’ampia varietà di rischi militari. Tali rischi sono l’incertezza e l’instabilità nella regione euro-atlantica e nei suoi dintorni, e la possibilità di crisi regionali nella periferia dell’Alleanza.
Terzo: che disporrà di un maggior numero d’elementi di forza a livello di preparazione, adeguati alla realizzazione di operazioni prolungate, sia all’interno che all’esterno del territorio dell’Alleanza.
Quarto: che appare più probabile che possibili minacce per la sicurezza dell’Alleanza, e la proliferazione delle armi di distruzione massiva e dei vettori, scaturiscano da conflitti regionali, etnici o da altre crisi, al di fuori del territorio dell’Alleanza.
Desidero fare tre brevissime riflessioni ed interrogazioni.
Primo: Vorremmo che ci fosse chiarito, se fosse possibile, se i paesi dell’America Latina e dei Caraibi sarebbero compresi o meno nella periferia euro-atlantica definita dalla NATO.
Secondo: Dopo tanti dibattiti, l’Unione Europea ha appoggiato una dichiarazione di questo Vertice che dice: "...questa associazione strategica si basa sul pieno rispetto al diritto internazionale e nelle finalità ed i principi contenuti nella Carta delle Nazione Unite, sui principi di non intervento negli affari interni degli Stati, di rispetto della sovranità, di uguaglianza tra gli Stati e di autodeterminazione."
Questo significa  che gli Stati Uniti s’impegnano anche loro a rispettare i principi contenuti in questa dichiarazione dei loro alleati?
Quale sarà l’atteggiamento dell’Europa, se gli Stati Uniti decidono per conto proprio di lanciare bombe e missili con qualsiasi pretesto su qualcuno dei paesi dell’America Latina e dei Caraibi qui riuniti?
Terzo: Tutto il mondo sa che Israele, per esempio, possiede centinaia di armi nucleari fabbricate con un determinato aiuto occidentale, fatto su cui si è mantenuto uno strano ed ermetico silenzio.
Questo significa forse che in un giorno qualunque, la NATO, sulla base di quanto detto nel  quarto paragrafo, in virtù d’una proliferazione clandestina non soltanto di armi di distruzione di massa, ma anche d’una produzione di massa di tali armi, potrebbe lanciare migliaia di bombe su Gerusalemme, Tel Aviv, sulle città israeliane e palestinesi, distruggere sistemi elettrici, industrie, autostrade e tutti i mezzi di vita essenziali di quei popoli, uccidendo direttamente decine di migliaia di cittadini innocenti e minacciando l’esistenza del resto della popolazione?
Può essere questa la soluzione civile di simili problemi?
Si può assicurare che questo non ci porterebbe ad un conflitto nucleare?
Dove ci porterà la nuova e insostenibile dottrina della NATO?
Ho espresso solo una minima idea su questo delicato argomento e non ho nient’altro da dire. Chiedo scusa. Tante grazie.
Rio de Janeiro, Brasile - 28 giugno 1999
(Traduzione Gioia Minuti)

domenica 19 giugno 2011

NATO:LICENZA DI UCCIDERE O TERRORISMO?



Moussa Ibrahim
, portavoce del regime libico, ha rivolto attacchi alla Nato, definendo le azioni compiute delle “barbarie” rivolte “deliberatamente ai civili”.

GUERRA LIBIA RAID NATO – Continuano i raid Nato in Libia.
A morire nella nottata un’intera famiglia composta da cinque persone a causa di un raid della Nato che ha bombardato Al-Arada, un quartiere popolare diTripoli. Tra i morti si contano anche due bambini. A divulgare la notizia sono state le autorità libiche. Nell’attacco è stata rasa al suolo una costruzione di due piani abitata da ben cinque famiglie.
Qualche giorno fa Muammar Gheddafi ha diffuso il suo ennesimo messaggio alla Libia. Il colonnello ha assicurato che “la Nato verrà sconfitta”. Gli eventi sul piano militare, in realtà, mostrano che in queste settimane la situazione si è modificata a favore degli insorti, soprattutto grazie all’intervento delle forze dell’Alleanza atlantica. Ma le condizioni di vita dei ribelli e, più in generale, della popolazione restano estremamente difficili e ieri sono stati proprio i rivoltosi a chiedere maggiori aiuti economici da parte dell’Occidente nel quadro della guerra. Ali Tarhouni, ministro del Petrolio del Consiglio nazionale transitorio in Libia ha dichiarato: “Stiamo esaurendo ogni risorsa. O i Paesi occidentali non capiscono, o a loro semplicemente non interessa: non stiamo producendo petrolio per i danni. E non mi aspetto che la produzione riprenda a breve. Le raffinerie non hanno greggio, quindi non lavorano”, ha evidenziato.

sabato 18 giugno 2011

LIBIA: E SE FOSSE TUTTO FALSO?



In questo Dossier un po' di buoni argomenti per riflettere sulla guerra, sulla missione Nato e sugli obiettivi dell'intervento militare

di Marinella Correggia



La madre di tutte le bugie
La guerra della Nato in Libia (operazione “Protettore unificato”), alla quale l’Italia sta partecipando, è presentata all’opinione pubblica internazionale come un intervento umanitario “a tutela del popolo libico massacrato da Gheddafi”. In realtà la Nato e il Qatar sono schierati, per ragioni geostrategiche, a sostegno di una delle due parti armate nel conflitto, i ribelli di Bengasi (dall’altra parte sta il Governo). E questa guerra, come ha ricordato Lucio Caracciolo sulla rivista di geopolitica Limes, sarà ricordata come un “collasso dell’informazione”, intrisa com’è di bugie e omissioni.
E queste vengono studiate dalla Fact Finding Commission (Commissione per l’accertamento dei fatti) fondata a Tripoli da una imprenditrice italiana, Tiziana Gamannossi, e da un attivista camerunese, con la partecipazione di attivisti da vari Paesi.


La madre di tutte le bugie: “10 mila morti e 55 mila feriti”. Il pretesto per un intervento dalle vere ragioni geostrategiche è stato fabbricato a febbraio. Lo scorso 23 febbraio, pochi giorni dopo l’inizio della rivolta, la TV satellitare Al Arabyia denuncia via Twitter un massacro: “10mila morti e 50mila feriti in Libia”, con bombardamenti aerei su Tripoli e Bengasi e fosse comuni. La fonte è Sayed Al Shanuka, che parla da Parigi come membro libico della Corte Penale Internazionale.
La “notizia” fa il giro del mondo e offre la principale giustificazione all’intervento del Consiglio di Sicurezza e poi della Nato: per “proteggere i civili”. Non fa il giro del mondo invece la smentita da parte della stessa Corte Penale Internazionale: “Il signor Sayed Al Shanuka – o El Hadi Shallouf – non è in alcun modo membro o consulente della Corte”.

Ci sono foto o video di questo massacro di migliaia di persone in febbraio, a Tripoli e nell’Est? No. I bombardamenti dell’aviazione libica su tre quartieri di Tripoli? Nessun testimone. Nessun segno di distruzione: 
i satelliti militari russi che hanno monitorato la situazione fin dall’inizio non hanno rilevato nulla. E la “fossa comune” in riva al mare? E’ il cimitero (con fosse individuali!) di Sidi Hamed, dove lo scorso agosto si è svolta una normale opera di spostamento dei resti. E le stragi ordinate da Gheddafi nell’Est della Libia subito in febbraio? Niente: ma possibile che sul posto nessuno avesse un telefonino per fotografare e filmare?
L’esperto camerunese di geopolitica Jean-Paul Pougala (docente a Ginevra) fa anche notare che 
per ricoverare i 55 mila feriti non sarebbero bastati gli ospedali di tutta l’Africa, dove solo un decimo dei posti letto è riservato alle emergenze.
Mercenari, miliziani e cecchini


Ragazzi libici sfollati da Misurata.
L’opera di demonizzazione del nemico, già suggerita con successo dall’agenziaWirthlin Group agli USA per la guerra contro l’Iraq, è riuscita ottimamente nel caso della Libia. “Gheddafi usa mercenari neri”. I soldati libici sono sempre definiti “mercenari”, “miliziani”, “cecchini”. In particolare i media sottolineano la presenza, fra i combattenti pro-governativi, di cittadini non libici del Continente Nero; i ribelli a riprova ne fotografano svariati cadaveri. Ma moltissimi libici delle tribù del Sud sono di pelle nera.
“I mercenari, i miliziani e i cecchini di Gheddafi violentano con il Viagra”. Il governo libico imbottirebbe di viagra i soldati dando loro via libera a stupri di massa, è stata l’accusa della rappresentante Usa all’Onu Susan Rice. Ma Fred Abrahams, dell’organizzazione internazionaleHuman Rights Watch, afferma che ci sono alcuni casi credibili di aggressioni sessuali (del resto il Governo libico e alcuni migranti muovono le stesse accuse ai ribelli) ma non vi è la prova che si tratti di un ordine sistematico da parte del regime. Ugualmente fondata solo su contradditorie testimonianze (e riportata solo da un giornale scandalistico inglese) l’accusa di sterminio di intere famiglie e di violenze su bambini di otto anni.
“Gheddafi ha usato le bombe a grappolo a Misurata”. Sottomunizioni dei micidiali ordigni Mat-129 sono stati trovati nella città da organizzazioni non governative e dal New York Times. Tuttavia, secondo una ricerca di Human Rights Investigation (Hri) riportata da vari siti 
potrebbero essere stati sparati dalle navi della Nato.
“Strage di civili a Misurata”. Negli scontri fra lealisti e ribelli armati sono certo morti decine o centinaia di civili, presi in mezzo. Ma ognuna delle due parti rivolge all’altra accuse di stragi e atrocità.
Oltre 750 mila sfollati


Un soldato dell'esercito regolare libico, ferito, con il figlio a Zliten.
Decine di migliaia di vittime civili, effetti collaterali dei “missilamenti” Nato. Oltre alle centinaia di morti civili nei bombardamenti aerei iniziati in marzo (oltre 700, secondo il Governo libico), e a centinaia di feriti tuttora ricoverati negli ospedali, la guerra ha provocato oltre 750 mila fra sfollati e rifugiati: dati forniti da Valerie Amos dell’Ufficio umanitario delle Nazioni Unite, ma risalente al 13 maggio. Si tratta di cittadini libici trasferitisi in altre parti del Paese e soprattutto di moltissimi migranti rimasti senza lavoro e timorosi di violenze (solo nel poverissimo Niger sono tornati oltre 66 mila cittadini) .Oltre 1.500 migranti sarebbero già morti nel Mar Mediterraneo dall’inizio dell’anno.
Atrocità commesse ai danni di neri e migranti. Secondo le denunce di alcuni governi africani, dei migranti neri in Libia e le testimonianze raccolte da organizzazioni umanitarie come la Fédération internationale des droits de l’homme, nell’Est libico, controllato dai ribelli, innocenti lavoratori migranti sono stati accusati di essere “mercenari di Gheddafi” e linciati, torturati, uccisi o comunque fatti oggetto di atti di razzismo e furti. I ribelli, come proverebbero diversi video, hanno giustiziato e seviziato soldati libici in particolare neri. La comunità internazionale ha finora ignorato queste denunce.
Fatte cadere tutte le proposte negoziali. Fin dall’inizio della guerra civile libica, sono state avanzate diverse proposte negoziali, prima da governi latinoamericani e poi dall’Unione Africana che prevedevano il cessate il fuoco e le elezioni a breve termine. Sono state tutte ignorate dalla Nato e dai ribelli.

lunedì 13 giugno 2011

GUERRA CIVILE ED INGERENZA UMANITARIA,PARLANO GLI STUDENTI LIBICI IN ITALIA

Libia :::: Redazione :::: 18 aprile, 2011 :::: Email This Post   Print This Post
Guerra civile ed ingerenza umanitaria: parlano gli studenti libici in Italia
Il nostro redattore Stefano Vernole ha intervistato due rappresentanti della Lega degli Studenti Libici in Italia, i quali hanno potuto esprimere le loro posizioni sulla guerra civile in patria e l’ingerenza “umanitaria” della coalizione guidata da Parigi, Londra e Washington. L’intervista è stata realizzata negli studi di “ArcoIris TV”.
Il video può essere visto cliccando qui oppure azionando il riquadro sottostante:
Il nostro redattore Claudio Mutti ha intervistato Nuri Ahusain, presidente della Lega degli Studenti Libici in Italia. Ecco il testo di seguito:
D. – Chi sono i “ribelli” che hanno impugnato le armi contro lo Stato libico? Da chi ricevono sostegno?
R. – Il fronte di quelli che vengono chiamati “ribelli” comprende diverse componenti, ciascuna con una sua identità politica. C’è un gruppo di ex ufficiali e funzionari che ha tradito la Giamahiria mettendosi al servizio di americani e inglesi. Ci sono poi alcuni gruppuscoli salafiti e qaidisti. Ci sono elementi dei Fratelli Musulmani. C’è anche una componente senussita, storicamente asservita agli inglesi; la Senussiya vorrebbe restaurare la monarchia mettendo sul trono Idris al-Sanussi, nipote dell’ultimo re libico, che si è trasferito negli USA. Inglesi e americani hanno sostenuto più o meno tutti questi gruppi. Quanto ai Fratelli Musulmani, che sono presenti e attivi in vari paesi, dovrebbero essere sostenuti dall’Arabia Saudita.
D. – Come ha reagito il popolo libico alla presa di posizione della Russia e della Cina, che, anziché avvalersi del diritto di veto in sede ONU, con la loro astensione hanno dato via libera all’aggressione occidentale?
R. – L’atteggiamento russo ci ha profondamente stupiti, perché la Russia, oltre ad avere da tempo ottime relazioni con la Libia, ha una buona politica estera e non ha nessun interesse allo scoppio di una guerra. Anche con la Cina abbiamo avuto un ottimo rapporto, tant’è vero che Gheddafi, prima del voto dell’ONU, aveva prospettato la possibilità di concedere alla Cina l’estrazione del petrolio libico. Da noi c’erano 25.000 Cinesi, che sono stati costretti dalla guerra ad abbandonare la Libia. Probabilmente la Russia e la Cina si sono scambiati favori con gli Stati Uniti. Sembra, per quanto riguarda la Russia, che gli USA abbiano esentato dall’obbligo del visto i cittadini russi.
D. – Come vi siete spiegati il voltafaccia del governo italiano?
R. – Abbiamo avuto la riconferma che l’Italia è subordinata alla volontà degli Stati Uniti, i quali la occupano militarmente attraverso la presenza di proprie basi e di basi NATO. Inoltre, l’Italia non ha una volontà politica unica, perché voi siete politicamente divisi tra destra, sinistra, centro e così via e perfino il governo ora dice una cosa per bocca di Berlusconi ora un’altra per bocca di Frattini. D’altronde i membri della vostra classe politica perseguono interessi particolari, non il bene comune e l’interesse nazionale e popolare. Mi dispiace dover dire questo, perché io amo l’Italia, il popolo italiano, la cultura italiana.
D. – Per quanto riguarda la Francia, ritiene che che l’iniziativa guerrafondaia di Sarkozy si possa spiegare, oltre che con le motivazioni di rapina petrolifera e di propaganda preelettorale, col tentativo di ristabilire il controllo francese sull’Africa subsahariana?
R. – Certamente. Dopo la nascita dell’Unione Africana, ideata a Tripoli e presieduta da Gheddafi, il neocolonialismo francese in Africa è definitivamente tramontato. Dopo la creazione dell’Unione Africana, i rapporti di Parigi con l’Africa devono passare attraverso Tripoli e questo, naturalmente, non è stato accettato di buon grado dai circoli neocolonialisti francesi.
D. – Qual è il ruolo dell’entità sionista in questa vicenda? Si è detto che la Libia si è servita di organizzazioni sioniste per arruolare mercenari
R. – Si tratta di notizie incredibili e ridicole, che hanno lo scopo evidente di seminare diffidenza nei confronti della Libia nel mondo musulmano. A diffondere queste ed altre menzogne (come quella della fuga di Gheddafi in Venezuela) è stata Al-Jazira, un’emittente compromessa coi sionisti. Non per niente tra i proprietari di Al-Jazira figura Rupert Murdoch.

IL PERICOLO BIODEGRADABILE DEI FESSI (2009-11-23)




Il pericolo biodegradabile dei fessi.

Dov’è l’attentato alla democrazia in Italia? Dove? Qualcuno me lo spiega? L’assioma del partito Antonio Di Pietro-editoriale l’Espresso è che l’operato di Silvio Berlusconi lo sia. Ma come può essere un attentato alla democrazia qualcosa che nell’arco di una singola legislatura può essere cancellato dalla Storia del Paese? Basta cambiare governo, avere una maggioranza discreta in parlamento, e sostanzialmente non c’è atto dell’odiato Cavaliere che non possa essere consegnato ai brutti ricordi. Come può essere un “pericolo per la democrazia” qualcosa che la democrazia può curare in pochi mesi?
Gli attentati, quelli veri, non si cancellano. Provate a resuscitare itorturati a morte di Pinochet, o a far risorgere le Torri Gemelle con le sue 3000 vite.
Provate a cancellare il vero attentato alla democrazia italiana e di tutto il mondo che ho divulgato in ‘Il Trattato di Lisbona’, ‘Ecco come morimmo’ e ‘Questo è il Potere’. Provate a fermare la privatizzazione dell’acqua – che è come se ci privatizzassero i globuli bianchi, poiché in assenza sia della prima che dei secondi il corpo umano semplicemente muore – quando passerà l’accordo GATS in sede Organizzazione Mondiale del Commercio, che ammanetta qualsiasi governo al mondo. Provate a reclamare contro una legge sovranazionale vincolante promulgata dalla Commissione Europea che nessun cittadino elegge (e come la cambi?), ma che è oggi il nostro vero governo, e che risponde solo alle lobby che ho descritto. Provate a bloccare la mano di unSovereign Fund straniero che decida di sfilare dalla nostra economia una ventina di miliardi di euro in un attimo, fermando nella polvere aziende, posti di lavoro, il futuro di esseri umani come me e voi. Provate a resuscitare 34 anni di morte della democrazia partecipativa decisi dalla Commissione Trilaterale in privato.
E allora, di cosa si va blaterando su una marea di blog, video, serate coi ‘paladini’, e dirette Tv del  giovedì? Attentato a che? Alla nostra intelligenza… ecco, quello sì.
Se Silvio Berlusconi attacca la democrazia, è però biodegradabile dalla democrazia. Il vero Potere no. Quello no!
Non possiamo continuare a essere dei fessi che sbraitano contro gli spaventapasseri per pompare a dismisura i conti in banca e gli ego di Grillo, Travaglio, Di Pietro e soci. Ma vi volete svegliare?


DELITTO SENZA CASTIGO? Un appello al mondo.





MONDOCANE


sabato 11 giugno 2011


DELITTO SENZA CASTIGO? Un appello al mondo.

Può un uomo ragionevole essere ben disposto vero un governo che fa della guerra e dei massacri l’unico mezzo del suo sostentamento?  (Alexander Hamilton, costituzionalista Usa, 1757-1804)
Coloro che non si muovono non si accorgono delle proprie catene. (Rosa Luxemburg)
Non condanno tanto coloro che sono decisi a governare, piuttosto quelli che sono ancora più determinati a sottomettersi.  (Tucidide)
Manifestazioni  collorate er cortei di fine settimana sono essenziali, ma, da soli, non hanno sufficiente forza per fermare le guerre. Le guerre saranno fermate soltanto quando gli attaccanti si rifiuteranno di combattere, quando i lavoratori si rifiuteranno di caricare armi su navi e aerei, quando la gente boicotterà i presidi economici dell’Impero che avvolgono il globo. ( Arundhati Roy)

Qui sotto l’incredibile iniziativa degli organi di polizia di Perugia che, sulla base di meri sospetti,in “forma preventiva”, come asserito dal questore, hanno arrestato e incriminato il presidente degli studenti libici in Italia e alcuni suoi compagni. La loro colpa? Non aver festeggiato il massacro del loro paese da parte della Nato e delle sue compagnie di ventura. Anzi, di essersi opposti pacificamente. Ci sarà qualche avvocato che vorrà impegnarsi contro queste misure preventive di memoria fascista?
Siamo stati appena informati dell'arresto di “Nuri Ahusain”. Nuri Ahusain è ricercatore all’università di scienze politiche di Pisa e rappresentante degli studenti libici presso l’università per studenti stranieri dell’Umbria. Meno di 24 ore fa Nuri Ahusain è stato arrestato dai carabinieri di Perugia con altri due studenti Libici; l’accusa è di associazione a delinquere finalizzata a “reato transnazionale”, una legge datata 2006. Secondo la Digos di Perugia l’aggravante del reato transnazionale è dovuta al fatto che Nuri Ahusain, seguendo le linee di Tripoli, stesse cercando di supportare in Italia la cusa di Gheddafi, mettendo in cattiva luce la rivolta libica e il governo provvisorio di Bengasi. Evidentemente Nuri Ahusain era riuscito nell’intento di far crollare l’ottima reputazione che i ribelli nutrono qui in Occidente; così è scattato l’arresto. Come afferma Lorenzo Manso, il dirigente Digos Perugia, è stato svolto unicamente un lavoro di “prevenzione“, dal momento che il Governo Italiano riconosce come legittimo unicamente il Governo Transitorio di Bengasi. L’accaduto, per ora diffuso solo da “Umbria 24″ e da alcuni siti d’informazione scorretta merita il maggior risalto possibile. Nuri Ahusain è stato arrestato per quello che in dittatura viene chiamato Reato d’opinione, in quando non faceva altro che esprimere il priprio personale disgusto rispetto le rivolte libiche. Si tratta dell’ennesimo atto di censura e di aggressione alla libertà di pensiero, aggravato dal fatto che, in questo caso, l’intervento della Digos è addirittura stato preventivo e premeditato. La censura politica che ha colpito Nuri Ahusain e altri due studenti universitari è anche doppia dal momento che la notizia è stata – ovviamente – baipassata da tutti i media e da tutta l’opinione pubblica ufficiale. Non solo dobbiamo subire la vergogna di una guerra illegittima, non solo dobbiamo subire l’onta di una guerra che va solo contro i nostri interessi, non solo dobbiamo appoggiare una parte faziosa del popolo libico che, lungi dall’essere un potere popolare, mira alla destabilizzazione del potere sovrano. Non solo gli italiani devono pagare l’ennesimo conflitto a direzione NATO. Non solo dobbiamo subire un opinione pubblica vergognosa che solo negli ultimi giorni ha scoperto la vera natura di una guerra sin da subito chiaramente ingiusta. Ora dobbiamo anche subire l’ennesimo attacco alla libertà d’informazione, alla libertà di parola e di presa di posizione. Chiediamo a tutti coloro che sono interessati di utilizzare il manifesto qui a sinistra come nuova “immagine del profilo” sui propri facebook. Diffondere la notiza è d’obbligo. Mobilitiamoci tutti per questo nuovo scempio.
Segue un appello del mondo intellettuale e solidaristico tedesco che ha avuto larghissimi consensi e diffusione in Germania e che qui ho tradotto perché raccolga  le più vaste adesioni, in risposta non solo agli stragisti Nato, ma anche alla vergognosa accidia dei nostri sedicenti pacifisti e antiguerra.

************************************************************************************************************+
Nei giorni scorsi numerosi giornali e periodici tedeschi hanno pubblicato una dichiarazione-appello alla Repubblica Federale (che si è rifiutata all’aggressione alla Libia) e alla sua popolazione  contro la guerra d’aggressione alla Libia, in solidarietà con il popolo libico, per l’immediata cessazione degli attacchi e negoziati di pace tra le parti in causa. L’appello è stato firmato da centinaia tra i più illustri intellettuali tedeschi, scrittori, politici, giornalisti, associazioni.  Avutane conoscenza si sono aggiunte, tra altre, le firme di Domenico Losurdo e del sottoscritto. Ho tradotto il testo in italiano e invito a dargli la massima diffusione. Sollecito coloro che ne sono in grado di allestire ogni forma di manifestazione e azione di protesta perché  sia violato il silenzio, unanime e complice,  su questo crimine di guerra e contro l’umanità, del nostro universo mediatico e politico.
PACE PER LA LIBIA! SOLIDARIETA’ CON IL POPOLO LIBICO!
Da quasi tre mesi gli Usa  e gli altri Stati Nato bombardano giorno e notte Tripoli, con i suoi due milioni e mezzo di abitanti e altri centri della Libia. Contemporaneamente cercano di costringere all’obbedienza il popolo libico attraverso la confisca dei suoi fondi e un blocco economico che significa affamarlo. Gli aggressori violano tutti le fondamentali normative del Diritto Internazionale (divieto di interferenza negli affari interni di un altro Stato, obbligo di risolvere conflitti per via negoziale, divieto di guerre d’aggressione, ecc.).  Il pretesto di voler “salvare vite umane” risulta assurdo e cinico alla luce della prolungata durata dei bombardamenti e del numero crescente di vittime. I vari cartelli mediatici, come anche le emittenti pubbliche tacciono sui morti, sui mutilati, sulle distruzioni, la disperazione dei rifugiati, l’avvelenamento del suolo, dell’acqua e dell’aria con gli ordigni all’uranio.
Lo Stato libico che, sotto la guida del suo leader rivoluzionario Muammar Al Gheddafi, ha potuto assicurare alla popolazione, grazie alla ricchezza petrolifera e alle colossali opere idrauliche, agricole e di industrializzazione, il più alto livello di vita di tutta l’Africa, con impareggiabili sistemi sanitari ed educativi, con avanzati diritti delle donne e dei bambini, è minacciato di una regressione di decenni nel suo sviluppo. Come in epoca coloniale schiavi divenuti consapevoli dei propri diritti venivano frustati davanti ai loro compagni di destino, così oggi gli Stati-guida della Nato intendono punire il popolo libico, anche a titolo di avvertimento ai popoli del Terzo Mondo, con bombe, missili ed eventuale occupazione militare, per essersi sottratto al loro Diktat, per voler perseguire il proprio cammino di progresso, impegnarsi per l’unità e l’indipendenza del mondo arabo e dell’Africa e rifiutarsi a ogni ricolonizzazione.
Chiediamo al governo della Repubblica di negare l’utilizzo di installazioni italiane per l’aggressione e di impegnarsi di conseguenza per
-       la fine immediata di tutti gli attacchi alla Libia,
-       un immediato armistizio e negoziati di pace tra le parti libiche in conflitto,
-        annullamento del blocco commerciale ed economico,
-       restituzione dei fondi sovrani libici confiscati.

E’ della massima urgenza mostrare solidarietà al popolo libico.
Facciamo appello a tutti coloro che si sanno corresponsabili di pace, diritto internazionale e diritti umani e che si sentono uniti agli esseri umani del Terzo Mondo perché organizzino proteste e manifestazioni: questa criminale guerra d’aggressione deve essere fermata.
COMITATO INTERNAZIONALE PER LA PACE IN LIBIA.