martedì 7 giugno 2011

RESOCONTO DEL PRESIDIO "NO WAR" DI FRONTE AL COI 01-06-2011


pubblicata da Daniela Chinni il giorno martedì 7 giugno 2011 alle ore 23.25
Il 1^ giugno scorso, giorno in cui la NATO ha annunciato la decisione di proseguire le operazioni militari in Libia fino a settembre, il movimento “No War” ha scelto di manifestare il proprio dissenso nei confronti di questa guerra, della partecipazione italiana al conflitto e delle ingenti spese militari, organizzando proteste in 3 diverse città del Paese: Roma, Napoli e Pisa. In particolare, a Roma, intorno alle ore 18.00, un corteo è partito dalla fermata della metro A “Numidio Quadrato” per raggiungere il “COI” (Comando Operativo Interforze) situato fra i quartieri Centocelle, Quadraro e Cinecittà. I cancelli del “COI” erano presidiati da Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza. L’iniziativa, alla quale hanno aderito anche altre realtà (“Rete Disarmiamoli”, “Federazione della Sinistra”, “USB”, “Rete dei Comunisti”, “Comunisti Uniti” e “Comunisti Resistenti”), si è aperta con il blocco, per mezzo di 2 striscioni recanti slogan sulla guerra per il petrolio, di una delle strade davanti all’entrata di quella che è una vera e propria base di guerra addetta alle comunicazioni per le missioni militari all’estero. Coloro che hanno preso la parola hanno diffuso i seguenti concetti:
- il tradimento da parte dell’Italia nei confronti di Gheddafi, con il quale, fino a pochi mesi fa, eravamo in ottimi rapporti; addirittura, tra le altre cose, ci legava alla Libia un Trattato di Amicizia;
- in Libia, a causa dei bombardamenti della NATO, stanno morendo molti, troppi civili;
- le guerre non si fanno per motivi umanitari. Le espressioni “guerra” e “motivi umanitari” sono incompatibili;
- le spese militari sono folli se si pensa a come questi soldi potrebbero essere impiegati per il bene comune nei settori sanità, lavoro, reddito ai disoccupati, istruzione. Tanto per fare un esempio, un’ora di volo dei cacciabombardieri “Tornado” costa 32.000 €, si arriva a 60.000 € l’ora per gli aerei da ricognizione (tre o quattro salari annui di un operaio);
- dalle manifestazioni contro le guerre degli anni ’70 sono passati oltre quarant’anni. All’epoca, si sognava che nel tempo non si sarebbe più reso necessario ripetere ai militari “Fate l’amore, non fate la guerra”, invece…
- E’ stato ricordato il contenuto dell’art. 11 della Costituzione: “L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.
I presenti, me compresa, sono rimasti particolarmente colpiti dall’intervento di un uomo tunisino che ha energicamente affermato che la democrazia può essere solo un atto di autodeterminazione da parte di un popolo. “La democrazia non si esporta! Non si regala. Noi non vi vogliamo!”. Ha anche detto che in Libia, a differenza di quanto è accaduto in Tunisia e in Egitto, non c’è stata affatto una vera rivoluzione. La NATO mira unicamente ad appropriarsi delle risorse del territorio. Vorrei ricordare che la Libia è una Repubblica Popolare Socialista, Regime delle Masse (e sottolineo “delle masse”. Masse = popolo). Tutto ciò che Gheddafi ha nazionalizzato per i libici, qualora la NATO dovesse spuntarla, verrà privatizzato. Non siamo rimasti là nemmeno un’ora e mezza. Ciò che sentivamo di dover esprimere e condividere dovrebbe essere cosa scontata per tutti. In fondo, pronunciare la frase “NO ALLA GUERRA” richiede solo un secondo.

3 commenti:

  1. UN SENTITISSIMO RINGRAZIAMENTO ALLA CARA DANIELA PER LA SUA INSTANCABILE OPERA!

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  2. Grazie, Paola :) E grazie a te, caro, valoroso alleato in questa dura lotta contro le ingiustizie, male del mondo. Noi siamo per la pace, per questo ci armiamo di penne e tastiere anziché prendere le armi come solo i vigliacchi sanno fare, qualora ciò costituisca un'offensiva contro uno Stato sovrano. Ovviamente chi a sua volta usa le armi per difendersi ha pieno diritto di ricorrervi. Aggressori e aggrediti non sono sullo stesso piano.
    Daniela

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